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Abusi nella Chiesa, il cardinale Marx offre le sue dimissioni

Il cardinale tedesco Reinhard Marx.
Il cardinale tedesco Reinhard Marx. Keystone / Peter Kneffel

In una lettera al Papa il cardinale tedesco Reinhard Marx ha presentato a sorpresa le sue dimissioni motivandole con il fatto che la Chiesa cattolica "è arrivata a un punto morto". 

Il cuore della questione, ha scritto l’arcivescovo di Monaco nella lettera diffusa con il consenso di Bergoglio, “è assumere una corresponsabilità per la catastrofe degli abusi sessuali commessi da responsabili della chiesa nei decenni passati”.

Marx fa presente che ci sono responsabilità ampie che qualcuno deve assumersi nella Chiesa, senza voltare la testa dall’altra parte se non si hanno implicazioni dirette, come invece troppo spesso è accaduto.

Scandalo abusi in Germania

La piaga della pedofilia sta emergendo con forza in tutta la Germania. Per la diocesi di Monaco è attesa la pubblicazione di un rapporto entro l’estate su questa piaga. Ma non è questo il fattore decisivo, spiega il cardinale, che ha fatto scattare la decisione: “Voglio chiarire che siamo pronti ad affrontare una responsabilità personale, non solo per errori propri ma dell’istituzione della Chiesa, che da decenni amministro e a cui contribuisco a dare una impronta”. Marx parla anche di “molti fallimenti personali ed errori amministrativi, ma anche fallimenti istituzionali o sistemici”.

Il cardinale è uno dei maggiori esponenti della Chiesa tedesca (è stato fino allo scorso anno il presidente della Conferenza episcopale) ma anche uno dei più stretti collaboratori di Papa Francesco: è infatti dal 2013 membro del Consiglio dei Cardinali che aiutano il Pontefice nella riforma della Curia e dal 2014 è anche coordinatore del Consiglio per l’Economia.

E ora la scelta, se accettare o meno le sue dimissioni, spetta solo a Papa Francesco che ha chiesto al cardinale di restare fino a quando non sarà assunta una decisione.

Divergenze tra vescovi tedeschi e Roma

La decisione di Marx arriva in un momento di rapporti non facili tra la Chiesa tedesca e il Vaticano, con la prima che spinge verso frontiere per le quali la Chiesa universale non appare pronta, dalla questione dell’ordinazione delle donne alla maggiore inclusione degli omosessuali.

Sempre in Germania a metà maggio, con un gesto di plateale “disobbedienza” a Roma: decine di parroci decisero di benedire le coppie gay, dopo il responsum contrario della Congregazione per la Dottrina della Fede. E poi c’è quel Sinodo locale che ha continuato a pungolare su aperture lette dall’altro fronte della Chiesa, quello dei tradizionalisti, come una volontà di “scisma”.

Ma in realtà il cardinale fa sapere di aver maturato questa decisione da mesi. “Questo passo non è facile per me – ammette pubblicamente -. Mi piace essere prete e vescovo e spero di poter continuare a lavorare anche in futuro per la Chiesa. Il mio servizio per questa Chiesa e per le persone non termina qui. Tuttavia, per il bene di un nuovo e necessario inizio voglio assumermi la corresponsabilità per il passato. Credo che il ‘punto morto’, in cui ci troviamo attualmente, possa diventare un ‘punto di svolta'”.

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