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Lo tsunami #MeToo compie cinque anni

Il 15 ottobre del 2017, esattamente cinque anni fa, l'attrice Alyssa Milano innesca un imprevedibile tsunami su twitter, scrivendo: "Se avete subito aggressioni sessuali, rispondete a questo tweet scrivendo #MeToo". In meno di 24 ore, decine di migliaia di persone - tra le quali celebrità come Lady Gaga e Gwyneth Paltrow - rilanciano il tweet della Milano, e l'hashtag #MeToo diviene virale.

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Nello stesso periodo, l’attrice Ashley Judd aveva già infranto il tabù, accusando di molestie sessuali il potentissimo produttore Harvey Weinstein. Presto il movimento MeToo scoperchia il vaso di Pandora: le vittime trovano il coraggio di denunciare, e le denunce si moltiplicano. Nessuno viene risparmiato: attori e politici, cantanti e presentatori televisivi, dirigenti d’azienda e persino principi senza corona. Dopo anni di omertà, l’industria dello spettacolo passa a una politica di tolleranza zero.

Il colosso statunitense Netflix decide di escludere Kevin Spacey dalla serie House of Cards. Al contempo, emerge uno scandalo di abusi sessuali su centinaia di ginnaste, da parte del medico delle quadre nazionali femminili, Ari Nassar. La notizia sconvolge il mondo dello sport americano: l’uomo viene processato ed in seguito condannato ad 175 anni di prigione. Mentre Harvey Weinstein finisce sotto processo a New York con l’accusa di stupro ed aggressione sessuale, il movimento MeToo fa tremare la politica di Washington. Davanti alla commissione di Giustizia del Senato, Kristin Ford accusa di stupro il giudice della Corte Suprema Brad Kavanough, appena nominato dall’ex presidente Donald Trump.

Un impatto rivoluzionario

In pochi anni MeToo ha un impatto rivoluzionario sulla società statunitense: 22 Stati americani adottano leggi per rendere più sicuro l’ambiente lavorativo. Moltissime aziende irrigidiscono i codici di condotta. Le vittime di molestie vengono credute quando ne denunciano gli autori, i quali vengono licenziati in tronco o costretti alle dimissioni – come nel caso del governatore democratico di New York, Andrew Cuomo.

I comportamenti che cinque anni fa erano comunemente considerati come “accettabili”, se non semplicemente tollerati come un “male necessario”, oggi non volerebbero mai su un palcoscenico internazionale. Ma lontano dall’intenso controllo dei media su questi eventi ad alta visibilità, la nostra società è davvero cambiata? Secondo la sociologa femminista Cynthia Enloe, il movimento è riuscito a sensibilizzare il pubblico sulla questione.

Il movimento si sta indebolendo?

Nel 2022, mentre un nuovo scandalo scoperchia abusi sessuali sistematici nel calcio femminile statunitense, l’onda del successo di MeToo si infrange sul processo più seguito dai tempi di O.J. Simpson: quello che vede coinvolti l’attore Johnny Depp e l’ex moglie Amber Heard. L’attrice perde la causa e viene costretta a versare un risarcimento milionario per diffamazione: si tratta di un ribaltamento della narrativa femminista alla base del movimento MeToo.

Ma il movimento non sembra ancora finito: “Incriminare il movimento, in base all’esito di uno di questi processi, non ha senso” ha sentenziato l’attivista Tarana Burke, fondatrice del movimento MeToo, già nato nel 2006 ma salito alla ribalta grazie all’hashtag su Twitter.

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