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"L'Italia ci tolga dalla sua black-list"

Acceso confronto a Lugano al convegno organizzato dai banchieri ticinesi sulla voluntary disclosure varata dal Governo Letta

Questo contenuto è stato pubblicato il 31 marzo 2014

"Evitiamo discorsi da vittime, noi abbiamo un problema di evasione fiscale e voi ci avete invaso con i vostri spalloni". È il duro monito giunto dal sostituto procuratore di Milano Francesco Greco, ospite dell'Associazione bancaria ticinese al Palacongressi di Lugano dove martedì scorso si è discusso dell'applicazione della voluntary disclosure, l'autodenuncia appena introdotta a fine gennaio dal governo Letta, con la quale viene offerta la possibilità ai contribuenti italiani di mettere in regola i capitali detenuti all'estero.

Da parte sua il presidente dell'Associazione bancaria ticinese (ABT) Claudio Generali ha sottolineato come negli ultimi anni il governo elvetico abbia fatto della strategia del denaro pulito uno dei suoi pilastri. "Nessuno difende più l'anonimato e mi aspetto che anche Austria e Gran Bretagna vogliano ridiscutere gli accordi fiscali appena approvati. Ma praticheremo lo scambio automatico di informazioni quando lo faranno anche i nostri concorrenti, almeno a livello di OCSE", ha aggiunto Generali.

Quello che non va giù a Berna e banchieri svizzeri è l'inserimento della Confederazione, da parte dell'Italia, nella lista dei paesi non cooperativi sul piano fiscale. Un aspetto che andrà risolto, è stato detto, nell'ambito dell'intesa che verrà verosimilmente firmata, secondo quanto aveva dichiarato negli scorsi giorni il ministro dell'economia e delle finanze Fabrizio Saccomanni, entro maggio. "Se scomparirà la black-list le banche ticinesi faranno di tutto per incitare i clienti italiani ad aderire alla voluntary disclosure", ha concliuso il presidente dell'ABT.

Leonardo Spagnoli

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