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Shoah, una testimone d’eccezione per gli studenti ticinesi

Una mattina di dicembre di 75 anni fa, mentre cercava di entrare nella Confederazione una bambina di 13 anni fu rimandata in Italia assieme al padre da una guardia di confine svizzera. Oggi questa bambina è senatrice italiana e da anni testimonia per far sì che "il male assoluto" non venga dimenticato.

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Non capita tutti i giorni di confrontarsi con la Storia. Quella con la S maiuscola. Gli studenti ticinesi hanno avuto questo privilegio lunedì. Invitata dalla Fondazione Goren Monti, Liliana Segre ha per la prima volta portato la sua testimonianza in Ticino a circa 400 allievi e docenti riuniti nell’aula magna dell’Università della Svizzera italiana di Lugano.

Una testimonianza iniziata dalla fuga da Milano, fuga che si è interrotta di fronte all’intransigenza di una guardia di confine svizzera mentre Liliana Segre cercava la salvezza nella Confederazione assieme al padre. “Ci ha condannati a morte”, ricorda la senatrice italiana. E poi i 15 mesi nel campo di concentramento di Birkenau, la separazione dal padre, gli incontri e il difficile ritorno a Milano.

Finora nessun rappresentante delle autorità svizzere aveva presentato le scuse a Liliana Segre. Una mancanza a cui ha in parte sopperito lunedì il consigliere di Stato ticinese Manuele Bertoli: “So che questo compito spetterebbe alle autorità federali, ma è mio onore personale chiedere scusa a Liliana Segre. Chiedere scusa e sperare che quell’errore non si ripeta più”.

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