ZH: incidente mortale, condannato autista pullman
(Keystone-ATS) Il Tribunale distrettuale di Zurigo ha condannato oggi a due anni di prigione, sospesi con la condizionale, per omicidio colposo plurimo il conducente del pullman protagonista del grave incidente nei pressi della città sulla Limmat nel dicembre 2018.
Il sinistro aveva causato due morti e oltre 40 feriti. L’imputato, un cittadino italiano, non era presente al processo avendo ricevuto una dispensa per motivi psichici.
La pena detentiva appioppata al 63enne è in linea con la richiesta della procura, mentre la difesa spingeva per una semplice multa. L’uomo è stato condannato anche per lesioni personali colpose plurime e gravi infrazioni del codice stradale. La sentenza può essere contestata in appello.
Secondo il Ministero pubblico, l’autista procedeva troppo velocemente sulla carreggiata innevata e ghiacciata, malgrado fosse a conoscenza delle cattive condizioni meteorologiche. Il giudice ha confermato che l’uomo avrebbe dovuto regolarsi di conseguenza, anche considerando la sua esperienza e che aveva già percorso quella strada più volte nei mesi precedenti.
Tremendo impatto
Il sinistro si è verificato il 16 dicembre del 2018, verso le 4.15 del mattino, sull’autostrada A3, a sud di Zurigo. Il mezzo proveniva dall’Italia, più precisamente da Genova, ed era diretto in Germania.
Il bus, che apparteneva a una società italiana subappaltatrice dell’impresa di trasporti Flixbus, aveva sbandato e si era schiantato contro un muro. A bordo c’erano 51 persone.
Pesante il bilancio del violentissimo scontro, nel quale la parte anteriore del pullman è andata distrutta: a perdere la vita erano stati uno degli autisti, deceduto 15 giorni dopo, e una passeggera 37enne, residente nella provincia di Como, morta dopo essere finita nel fiume Sihl al termine di un volo di 10 metri.
Velocità eccessiva
“È assurdo che un professionista guidasse in quel modo”, ha detto il procuratore in aula. Il pullman viaggiava a 68 km/h su un tratto con limite di 60 km/h ma nel quale, considerando il maltempo, non si sarebbero dovuti superare i 30 km/h. Stando alla ricostruzione, l’autista, dopo un’iniziale frenata, ha peraltro brevemente riaccelerato prima di tentare disperatamente di fermarsi, un dettaglio purtroppo decisivo secondo l’inchiesta.
Nel corso degli interrogatori, il diretto interessato, a sua volta rimasto ferito nella collisione, aveva invece puntato il dito contro la pessima visibilità e il suo datore di lavoro, che poteva licenziare gli impiegati in caso di mancata puntualità. È tuttavia emerso come dalla sede centrale avessero fatto sapere che, vista la meteo avversa, sarebbero stati accettati eventuali ritardi.