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Bordo, il paese buddista fondato da svizzeri e tedeschi

Una comunità di buddisti svizzeri e tedeschi si è insediata 35 anni a Bordo, facendo resuscitare il villaggio alpino abbandonato in Val d'Ossola che è diventato una sorta di angolo tibetano a ridosso della frontiera italo-svizzera.

Questo contenuto è stato pubblicato il 11 luglio 2018 - 08:52
Niccolò Lupone, Alanews

Quella di Bordo, piccolo paese incastonato tra le montagne della Valle Antrona, nella provincia del Verbano Cusio Ossola, rischiava di essere la storia di uno dei tanti villaggi fantasma che si trovano lungo le Alpi. Insediamenti abbandonati che raccontano la storia di chi un tempo su quelle montagne viveva. A Bordo, però, la storia è diversa.

Contenuto esterno

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Il villaggio torna a rivivere

Il destino scontato è stato riscritto all’inizio degli anni Ottanta da un gruppo di giovani hippy svizzeri e tedeschi, interessati nel buddismo tibetano, che, forti dei loro ideali, hanno visto in quel gruppo di case dismesse, di legno e pietra, il luogo perfetto per dar vita ad una comunità.

L’arrivo di quel gruppo di giovani in valle non passò di certo inosservato ma, dopo un primo momento di diffidenza, lo scambio tra la popolazione locale e i nuovi abitanti della frazione si fece sempre più intenso e collaborativo.

Riaperta la scuola

Tutti uniti nell’intento di dare una nuova vita a quel borgo che ormai nessuno voleva più abitare. Una grande opportunità, un’occasione di rinascita, di integrazione e di scambio culturale. Una dopo l’altra le case di Bordo vennero acquistate dalla cooperativa che nel frattempo era stata creata, rimesse a posto e nuovamente abitate. Le vie del paese tornarono ad essere animate e nel periodo di massima espansione della comunità venne anche aperta una scuola per i bambini del villaggio.

Una storia, quella di Bordo, che racconta, anzi, anticipa, quei processi di integrazione, culturale e religiosa, di cui oggi tanto si parla e che spesso sembrano essere difficili da realizzare. Non in Valle Antrona, dove il risultato di questo scambio tra vecchi e nuovi abitanti ha fatto sì che un borgo alpino rinascesse, diventando oggi un luogo di meditazione nel quale persone di tutto il mondo si ritrovano, lasciando da parte la frenesia e il frastuono della vita quotidiana.

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