La televisione svizzera per l’Italia

Usa: processo a P.Diddy, giuria continua a deliberare

Keystone-SDA

Si tornerà a riunire la giuria del processo al magnate dell'hip-hop P. Diddy. I giurati hanno emesso un verdetto sulle accuse di traffico sessuale, ma non su quella di associazione a delinquere, la più grave, che prevede la pena dell'ergastolo.

(Keystone-ATS) Di fronte a questa situazione di stallo, e su richiesta sia dell’accusa che della difesa, il giudice Arun Subramanian ha ordinato ai giurati di proseguire le deliberazioni sul capo d’accusa rimanente prima di annunciare la propria decisione sui restanti quattro capi d’accusa che prevedono pene massime dai 10 ai 15 anni.

E poiché la giuria di questo processo, ampiamente pubblicizzato, non è isolata e sta deliberando dal giorno prima, i giurati hanno dichiarato che sarebbero tornati a casa e avrebbero ripreso le discussioni mercoledì mattina, lasciando così la suspense su questo caso che sta tenendo con il fiato sospeso gli Stati Uniti e non solo.

Martedì, i membri della famiglia del fondatore della Bad Boy Records, tra cui il figlio King e la madre Janice, erano presenti presso la Corte Penale di Manhattan in attesa del verdetto. “Starò bene. Ti voglio bene”, ha sussurrato il discografico alla madre in un momento del processo.

Durante le sette settimane del processo i dodici giurati hanno ascoltato 34 testimoni e hanno esaminato attentamente migliaia di pagine di trascrizioni di conversazioni telefoniche e messaggi di testo nel tentativo di decidere il destino della star dell’hip-hop.

P. Diddy, il cui vero nome è Sean Combs, è accusato di aver costretto alcune donne – tra cui la sua fidanzata dal 2007 al 2018, la cantante Cassie, e un’ex fidanzata più recente che ha testimoniato sotto lo pseudonimo di “Jane” – a partecipare a maratone sessuali con altri uomini mentre lui si masturbava o filmava. Lo ha anche accusato di aver creato una rete criminale, da lui guidata, per organizzare queste maratone, note come “freak-off”.

“Non sono state assolutamente libere scelte”, ha ribadito il pubblico ministero Christy Slavik nella sua arringa finale, specificando che le presunte vittime “erano drogate”, “esauste e sofferenti”. “Lei (Cassie) è sempre stata libera di andarsene. Ha scelto di restare perché era innamorata di lui e lui era innamorato di lei (…), ama il sesso e le fa bene”, ha ribattuto Marc Agnifilo, l’avvocato del rapper.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR