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Un congedo famigliare per contrastare scarsità di manodopera

Keystone-SDA

Diciotto settimane di congedo per ogni genitore allo scopo di contrastare la scarsità di manodopera e promuovere la coesione sociale.

(Keystone-ATS) È quanto auspica un’ampia alleanza col progetto di iniziativa popolare, che dovrebbe essere lanciata ufficialmente nella primavera del 2025, presentato oggi a Berna.

“Un Paese che vuole figli e forza lavoro qualificata deve investire per conciliare lavoro e vita familiare”, ha esordito stamane davanti ai media la co-presidente dell’Alliance F, nonché consigliera nazionale, Kathrin Bertschy (Verdi liberali/BE). E per farlo, servono buone condizioni quadro, ha aggiunto il consigliere nazionale Dominik Blunschy (Centro/SZ).

Tuttavia, quando si parla di genitorialità, la legislazione attuale rafforza i modelli tradizionali. “Troppo spesso entriamo nella maternità come coppia moderna e ne usciamo come coppia tradizionale”, ha lamentato la presidente dei Verdi Lisa Mazzone.

“Più del 10% delle donne lascia l’impiego dopo la prima gravidanza”, ha sostenuto l’ex “senatrice” ginevrina, aggiungendo che in media ci vogliono cinque anni per rientrare nel mercato del lavoro e, quando accade, con un tasso di occupazione ridotto. Il tasso di occupazione dei padri, invece, non è praticamente cambiato in 30 anni, ha sottolineato Mazzone.

Per questo, secondo Mazzone “se la cura dei figli e i lavori domestici devono essere anche un affare da uomini, abbiamo bisogno di un trattamento paritario”. Non basta chiedere ai genitori di aumentare le ore di lavoro.

18 settimane a testa

L’alleanza – che riunisce rappresentanti di ambienti economici, sociali e politici (membri del Centro, dei verdi e Verdi liberali) e dei sindacati – propone di sostituire l’assicurazione maternità e il congedo paternità con un congedo familiare di 18 settimane per ciascun genitore.

Tale congedo verrebbe finanziato con le Indennità per perdita di guadagno (APG). Per garantire che i redditi più bassi non vi rinuncino per motivi finanziari, i loro stipendi andrebbero indennizzati al 100%.

L’Alleanza è convinta, sulla scorta delle esperienze raccolte in altri Paesi, che ciò aumenterà la partecipazione delle madri al mercato del lavoro e il coinvolgimento dei padri nella vita familiare.

Squilibri

I sostenitori di questa soluzione motivano l’iniziativa anche con ragioni di ordine demografico. L’attuale situazione sta creando squilibri finanziari a causa dell’invecchiamento marcato della popolazione.

Il tasso di natalità è sceso a un livello storicamente basso di 1,3 figli per donna, un valore insufficiente per garantire il ricambio generazionale sul mercato del lavoro. “Ciò avrà importanti conseguenze economiche e sociali”, secondo Blunschy. La carenza di manodopera continuerà a peggiorare. Entro il 2030, in Svizzera mancheranno circa mezzo milione di lavoratori qualificati.

Vantaggioso per società e PMI

Secondo l’alleanza, il congedo parentale presenta anche vantaggi per la società, le piccole e medie imprese (PMI), i genitori e le finanze federali e cantonali.

Per Adrian Wüthrich, presidente di Travail.Suisse, si tratta di un passo avanti verso l’uguaglianza di genere e un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, che agevola il ritorno al lavoro delle madri quando il loro partner si occupa del bambino.

Anche le PMI e le aree rurali beneficeranno dell’introduzione del congedo parentale. Le grandi aziende dei centri urbani sono attualmente in grado di offrire condizioni di lavoro più attraenti e favorevoli alla famiglia, grazie soprattutto a congedi di maternità e paternità più lunghi. Ma le PMI non possono competere e vengono snobbate, stando a Blunschy. Un congedo parentale, invece, crea pari opportunità per queste ditte poiché consente alle madri di tornare al lavoro più rapidamente con un tasso di occupazione più elevato.

Un miliardo all’anno

Secondo alcuni studi, il congedo familiare costerebbe un miliardo di franchi all’anno. Ma si tratta di denaro ben speso, secondo Kathrin Bertschy.

Ogni anno verrebbero creati 2.500 posti di lavoro a tempo pieno. Le madri potrebbero tornare al lavoro più rapidamente e alcune di loro aumentare l’orario di lavoro e fare carriera. Pagando più contributi sociali e più tasse, inoltre, le spese per il congedo verrebbero ripianate dopo 20 anni.

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