Ultimatum USA a Israele, ripartono gli aiuti a Gaza

Per la prima volta da due mesi e mezzo, cinque camion carichi di aiuti umanitari e cibo per bambini sono entrati a Gaza attraverso il valico di Kerem Shalom. Effetto dell'annuncio di Benyamin Netanyahu domenica sera dopo una turbolenta riunione di governo.
(Keystone-ATS) Ma soprattutto dopo la forte pressione degli USA: un vero e proprio ultimatum, come ha ricostruito il Washington Post, secondo il quale l’amministrazione Trump ha trasmesso a Israele un messaggio inequivocabile: “Se non ponete fine alla guerra, vi abbandoneremo”.
Una fonte ha fatto sapere al quotidiano della capitale statunitense che negli ultimi giorni il pressing degli Stati Uniti su Israele è aumentato: non a caso domenica per la prima volta il premier israeliano ha dichiarato che a Doha i colloqui riguardano anche “la fine dei combattimenti”. La portavoce della Casa Bianca, Caroline Leavitt, ha dichiarato che “il presidente vuole che la guerra a Gaza finisca. E Trump ha chiarito ad Hamas che vuole che tutti gli ostaggi vengano rilasciati”, ha affermato. La decisione di Netanyahu di aprire i valichi è arrivata dopo ore di colloqui telefonici con l’inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff. Scatenando un’ondata di rabbia e critiche nei partiti della destra israeliana a cui è stato negato il voto. Netanyahu ha pubblicato un video in cui ha difeso e spiegato la mossa: “Non dobbiamo arrivare a una situazione di carestia a Gaza. La pressione si stava avvicinando a una linea rossa. I più grandi amici di Israele hanno detto che non possono accettare immagini di fame, fame di massa. Se sarà così semplicemente non ci sosterrebbero più”, ha detto nel video postato da lui stesso sui social.
Nel frattempo è entrata nel vivo l’offensiva Carri di Gedeone nella Striscia, con l’esercito israeliano che ha dichiarato zona di guerra Khan Younis, Bani Suheila e Abasan, nel sud dell’enclave, avvisando i residenti ad evacuare urgentemente verso al-Mawasi per fuggire a quella che è stata definita “un’offensiva senza precedenti per distruggere le organizzazioni terroristiche”. Il piano dei generali prevede non solo operazioni militari, ma anche lo spostamento della popolazione: lo sfollamento di oggi è solo l’inizio. L’obiettivo è quello di isolare i residenti da Hamas, rendendo impossibile all’organizzazione terroristica di esercitare il suo potere. I filmati postati da Khan Younis mostrano i profughi in marcia verso ovest subito dopo il messaggio del portavoce di Tsahal. Poche ore dopo, centinaia di persone hanno manifestato nella città del sud di Gaza contro la guerra e contro Hamas, chiedendo all’organizzazione di lasciare la Striscia. La protesta è arrivata dopo settimane di silenzio seguite ad altre marce che hanno provocato la violenta reazione di Hamas: almeno due manifestanti sono stati uccisi.
In un video pubblicato oggi da al Arabiya i dimostranti, camminando tra le tende e le macerie, gridano: “Vogliamo vivere, non riusciamo a trovare un sostentamento. Dove andrà la gente di Gaza? Fermate la guerra e gli sfollamenti”. Secondo indiscrezioni, il vicepresidente statunitense J.D. Vance stava valutando un viaggio in Israele per martedì, dopo essere stato in Vaticano per la messa di insediamento del Papa, ma la visita è stata annullata a causa dell’escalation delle operazioni militari. Intanto Gran Bretagna, Francia e Canada hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui chiedono a Israele di cessare immediatamente le operazioni militari a Gaza e di revocare le restrizioni all’ingresso degli aiuti umanitari. I ministri degli esteri di 22 Paesi hanno quindi esortato il governo di Gerusalemme a “consentire immediatamente la piena ripresa degli aiuti a Gaza”.