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UDC promette battaglia contro accordi Ue

Keystone-SDA

L’UDC Svizzera si è riunita oggi a Wimmis, nell'Oberland bernese, per promettere battaglia contro il previsto nuovo pacchetto di accordi tra la Svizzera e l'Unione europea (Ue).

(Keystone-ATS) Il presidente del partito e consigliere nazionale Marcel Dettling (SZ) ha definito il pacchetto di intese come “accordo di sottomissione all’Ue”. A suo avviso, i trattati sono stati negoziati unilateralmente a sfavore della Svizzera e ignorano l’indipendenza del Paese.

Dal podio, incorniciato da due alabarde, Dettling ha criticato il fatto che solo la controparte, cioè l’Ue, possa stabilire in qualsiasi momento nuove regole che la Svizzera dovrebbe poi adottare. In caso contrario, si espone al rischio di pagamenti compensativi.

Con questi accordi, la Svizzera – ha aggiunto – dovrebbe sottomettersi a giudici stranieri e “versare miliardi di franchi in tributi a Bruxelles”. Dettling ha inoltre criticato il fatto che, secondo la volontà del Consiglio federale, non sia previsto un referendum obbligatorio (che implica una doppia maggioranza di popolo e Cantoni). “Combatteremo questo accordo di sottomissione all’Ue”, ha dichiarato Dettling.

Via svizzera

La vicepresidente dell’UDC e consigliera nazionale Céline Amaudruz (GE) ha ribadito lo stesso concetto: la Svizzera non deve lasciarsi trascinare nella falsa scelta tra Trump e l’Ue. I dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump contro la Svizzera sono incomprensibili, ma “l’Ue non è nostra amica”, ha spiegato Amaudruz.

Chi vuole imporre leggi alla Svizzera e minaccia con sanzioni non è un amico. “Trump o l’Ue? Né l’uno né l’altra, scegliamo la via svizzera”, ha affermato Amaudruz. Questa è la via della libertà e dell’indipendenza, ha sottolineato.

Resistenza contro il “mostro di trattato”

Il presidente del gruppo parlamentare UDC e consigliere nazionale Thomas Aeschi (ZG) ha rincarato la dose: “Con il trattato di sottomissione all’Ue, la classe politica tenta nuovamente di condurre in modo strisciante la Svizzera nell’Unione europea”.

Secondo Aeschi, il trattato è l’opposto di un accordo bilaterale tra pari. Sarebbe, piuttosto, la fine della via bilaterale. L’UDC, invece, confida nel collaudato processo legislativo svizzero.

C’è solo una risposta a questo “mostro di trattato”: “un no deciso in Parlamento, alle urne e da parte dei Cantoni”, ha detto Aeschi.

Qualità invece di quantità

Nel suo intervento, il professore di economia lucernese Christoph A. Schaltegger ha fatto notare che la libera circolazione delle persone non è necessaria per garantire la prosperità della Svizzera. L’immigrazione ha senso solo se contribuisce ad aumentare la produttività di un Paese.

La crescita quantitativa non serve: deve valere il principio di “qualità, non quantità”, ha dichiarato Schaltegger.

Durante la discussione aperta, i delegati si sono espressi nettamente contro i nuovi accordi con l’Ue. “Dovremo obbedire a Bruxelles, altrimenti arriveranno le sanzioni”, ha riassunto l’ex consigliere nazionale ed ex “senatore” bernese Adrian Amstutz, riflettendo il pensiero dei circa 350 delegati presenti.

Tra gli applausi della sala, il presidente Dettling ha infine trafitto teatralmente con la punta di un’alabarda il fascicolo di oltre duemila pagine del trattato.

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