Ucraina: Amherd, fatto il possibile; Cassis, non è “dichiarazione”
(Keystone-ATS) “Abbiamo ottenuto ciò che era possibile fare date le circostanze”. Lo ha affermato alla conferenza stampa della delegazione svizzera al Bürgenstock (NW) la presidente della Confederazione Viola Amherd, accompagnata dal ministro degli affari esteri Ignazio Cassis.
Quest’ultimo, rispondendo a una domanda di un giornalista della Regione, ha affermato che non è un caso se il documento finale del vertice è un “comunicato congiunto” e non una “dichiarazione finale”. “Un ‘joint communiqué’ ha un valore meno vincolante di una ‘dichiarazione'”, ha detto Cassis sostenendo come “in diplomazia ogni parola conta”.
In merito al Russia e alla sua mancata presenza al Bürgenstock, Cassis ha detto di avere contatti regolari con Mosca. “Continueremo a discutere con la Russia anche dopo questa conferenza”. Non è però ancora chiaro come Mosca sarà coinvolta: “non tutti i percorsi che possiamo immaginare oggi consentono alla Russia di partecipare”.
Riguardo al ruolo che la Svizzera può svolgere nel futuro processo di pace Ignazio Cassis ha affermato che si “valuterà dove esso possa portare: l’obiettivo è quello di elaborare un percorso comune considerando i vari punti di vista”. Un secondo vertice di pace potrebbe tenersi – secondo il capo del DFAE – ancora prima delle prossime elezioni presidenziali americane.
Parlando più in generale della Conferenza sul Bürgenstock, Amherd, rispondendo a chi ha parlato di fallimento, ha detto di essere “convinta che l’evento abbia avuto un buon risultato”. “Nel complesso ho ricevuto feedback positivi da tutti i partecipanti, che hanno ringraziato per aver offerto questa piattaforma di dialogo”.
In precedenza la presidente della Confederazione aveva sottolineato come sia la prima volta dallo scoppio della guerra in Ucraina nel 2022 che la pace è stata discussa in un vertice di alto livello. “Il fatto che la stragrande maggioranza degli Stati qui riuniti abbia approvato il documento finale dimostra ciò che la diplomazia può ottenere con un lavoro paziente”, ha sostenuto Amherd.
Quest’ultima ha spiegato che la grande maggioranza dei partecipanti al vertice ha raggiunto un consenso su tre punti. In primo luogo è stato richiesto che qualsiasi uso dell’energia nucleare e delle strutture nucleari debba condotto in modo sicuro, protetto, monitorato e compatibile con l’ambiente.
In secondo luogo, i firmatari del documento si sono detti d’accordo nel definire “inaccettabile” gli attacchi alle navi mercantili alle infrastrutture portuali. Infine, si è chiesto uno scambio completo dei prigionieri di guerra e il ritorno in Ucraina dei bambini deportati in Russia e la liberazione dei civili detenuti.
Il “comunicato congiunto” è stato firmato da 84 dei circa 100 Stati e organizzazioni partecipanti. Tra i firmatari non figura alcun Stato “BRICS”, come India, Brasile e Sudafrica.
Cina e Russia non hanno partecipato al summit del Bürgenstock. Brasile, India e Sud Africa erano presenti, ma non hanno mandato i loro capi di Stato o di governo. Come ha fatto pure l’Arabia Saudita, che tuttavia non è “BRICS”.
Confrontando l’elenco dei partecipanti alla conferenza con l’elenco dei Paesi che sostengono la dichiarazione finale, si deduce che sono tredici quelli che non la firmeranno. Si tratta dunque di Armenia, Bahrein, Brasile, India, Indonesia, Colombia, Libia, Messico, Arabia Saudita, Sudafrica, Suriname, Thailandia ed Emirati Arabi Uniti.