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UBS: Kelleher a Keller-Sutter, “serve compromesso sui fondi propri”

Keystone-SDA

UBS è alla ricerca di un compromesso riguardo alla spinoso tema dei requisiti di capitale che il Consiglio federale vorrebbe aumentare, vista la grandezza che ha assunto la banca: lo ha affermato il presidente del consiglio di amministrazione (Cda) Colm Kelleher.

(Keystone-ATS) “Ho grande rispetto per Karin Keller-Sutter”, la ministra delle finanze elvetica, ha detto ieri il 68enne in un evento organizzato dal periodico Bilanz, che oggi riferisce delle sue dichiarazioni. In relazione alla crisi di Credit Suisse (CS) “ha fatto un lavoro incredibile ed è stata riconosciuta a livello mondiale per questo”.

Il dirigente irlandese con trascorsi presso Morgan Stanley critica però il fatto che la comunicazione con il Dipartimento federale delle finanze (DFF) si sia interrotta dopo le indagini della commissione parlamentare d’inchiesta sul tracollo di CS. “Dobbiamo tornare a una situazione in cui ci fidiamo l’uno dell’altro, per trovare un compromesso sostenibile”.

UBS farà tutto il possibile per elaborare insieme alle autorità una soluzione “accettabile per i contribuenti e gli elettori svizzeri, affinché possiamo rimanere in Svizzera”, ha proseguito il manager cresciuto in una famiglia di nove fratelli.

L’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) richiede che la banca accumuli fino a 24 miliardi di dollari (19 miliardi di franchi) di capitale aggiuntivo, una richiesta che il presidente di UBS definisce “irrealizzabile”. UBS ha già messo a disposizione 18 miliardi, ma un importo superiore comprometterebbe la competitività internazionale dell’istituto, viene argomentato. UBS non è una società rischiosa come lo era in passato Credit Suisse, assicura Kelleher, che chiede una soluzione di compromesso sostenibile, a tutela della banca, dei contribuenti e della piazza finanziaria elvetica.

Il top manager in carica dal 2022 smentisce il New York Post, secondo cui rappresentanti di UBS avrebbero già parlato con il governo americano riguardo a un possibile trasferimento della sede del gruppo negli Stati Uniti. “Non abbiamo avviato alcuna trattativa”, ha affermato Kelleher, sempre stando alle dichiarazioni riportate da Bilanz. A New York – ha aggiunto – ha molti contatti risalenti al suo passato e questi si sono rivolti a UBS a livello informale, ma la posizione dell’istituto non cambia: “faremo tutto il possibile per rimanere in Svizzera: vogliamo essere un’icona elvetica di cui il paese possa andare fiero”.

Il presidente del Cda ha parlato anche del proprio futuro. All’inizio del suo mandato aveva dichiarato di voler rimanere in carica per dieci anni, ma ora le cose sembrano essere cambiate: “non rimarrò per altri sette anni”, ha detto, aggiungendo che bisogna sapere per quanto tempo si rappresenta un valore. Sempre secondo Bilanz Kelleher ha anche lasciato intendere che il CEO Sergio Ermotti rimarrà al suo posto ancora per alcuni anni, dopodiché dovrà essere preparata una successione. A suo avviso è “assolutamente indispensabile avere una combinazione di svizzeri e non svizzeri alla presidenza e al vertice della direzione”: questo per rendere giustizia al carattere internazionale dell’azienda. Nelle giuste circostanze, Kelleher sarebbe lieto se Ermotti potesse diventare il suo successore: il 65enne ticinese ha fatto un lavoro fantastico per gli azionisti di UBS e anche per la Svizzera, ha concluso.

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