UBS: “congiuntura svizzera sarà poco dinamica, colpa di Trump”

Secondo gli economisti di UBS la congiuntura elvetica procederà a rilento quest'anno e nel 2026, sulla scia delle decisioni del presidente americano Donald Trump.
(Keystone-ATS) Il 78enne ha provocato un’interruzione del commercio globale con l’introduzione di tariffe doganali di ampia portata, cosa che porterà a un significativo rallentamento dell’economia planetaria, affermano gli esperti della banca in uno studio pubblicato oggi. A loro avviso non vi sono però segnali di una recessione globale: è infatti improbabile che i dazi americani saranno così alti come quelli annunciati nel cosiddetto “giorno della liberazione”.
Malgrado ciò l’impatto sulla Svizzera sarà sensibile: il prodotto interno lordo (Pil) – al netto degli eventi sportivi – aumenterà solo dell’1,0% nel 2025 e dell’1,2% nei dodici mesi successivi, cifre ben al di sotto della tendenza di lungo periodo. Di conseguenza, anche il tasso di disoccupazione salirà a oltre il 3%.
Secondo un sondaggio di UBS condotto fra 800 imprese elvetiche con legami commerciali con l’estero le tariffe doganali di Trump fanno paura: circa il 70% si aspetta effetti negativi sulla propria azienda. In genere le ditte sono intenzionate a trasferire i relativi oneri sui prezzi di vendita; stanno però anche valutando la possibilità di aumentare l’efficienza, ossia di realizzare programmi di risparmio. Circa un terzo delle società sta inoltre riflettendo sull’opportunità di aprire filiali nei mercati di vendita e più della metà sta pensando a nuovi mercati.
L’80% delle realtà esaminate si aspetta una reazione da parte del mondo politico. D’altra parte il sondaggio mostra che le misure protezionistiche non incontrano il favore della maggioranza: solo un terzo si schiera per sovvenzioni all’esportazione o per contro-tariffe. Una chiara maggioranza vorrebbe vedere un riavvicinamento con l’Europa quando si tratta di costituire capacità in tecnologie chiave come quella dei chip per computer: tre quarti delle aziende vedono infatti il rischio di essere tagliati fuori da tali settori.
Gli economisti di UBS hanno anche rivisto al ribasso le loro previsioni sull’inflazione: quest’anno la crescita dei prezzi al consumo sarà dello 0,2%, invece che dello 0,4% preventivato in precedenza, mentre nel 2026 il rincaro salirà allo 0,5%, a fronte dello 0,7% ipotizzato prima. La Banca nazionale svizzera (BNS) abbasserà quindi probabilmente il tasso guida allo 0 dallo 0,25% nella prossima valutazione di politica monetaria di giugno. L’indicatore rimarrà poi a tale livello nella seconda metà dell’anno, a condizione che il tasso di cambio del franco rimanga stabile. “Ma se il contesto economico continuerà a deteriorarsi è improbabile che la pressione al rialzo si allenti: la BNS non si sottrarrà in tal caso a tassi di interesse negativi”, si dice convinto il capo economista di UBS Svizzera Daniel Kalt.