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Trump dai generali, “Usa ritrovino lo spirito guerriero”

Keystone-SDA

Il presidente della pace, come ama definirsi Donald Trump che rivendica di aver messo fine a sette guerre da quando è tornato alla Casa Bianca, parteciperà a un vertice con centinaia di generali da tutto il mondo convocato dal Pentagono martedì.

(Keystone-ATS) Un incontro straordinario nella base di Quantico che, quando il Washington Post ne ha diffuso la notizia, aveva creato allarme, visti i tanti conflitti in corso, ma che invece sarà soltanto un’occasione per rilanciare “lo spirito guerriero” tanto caro a Pete Hegseth e al presidente da rinominare il dipartimento della Difesa in quello “della guerra”.

La partecipazione del commander-in-chief non era prevista e comporterà, ovviamente, un rafforzamento della misure di sicurezza e dei controlli. Sarà adesso compito del Secret Service garantire che tutto fili liscio ad un evento senza precedenti nella storia delle forze armate americane. La presenza di Trump potrebbe anche determinare un cambiamento nei contenuti del vertice che, fino alla settimana scorsa, era focalizzato principalmente sugli standard militari e il “warrior ethos” e per gli esperti potrebbe ora assumere un tono più politico.

Quanto alla logistica, secondo le stime il costo dei voli e del trasporto di tutti i vertici militari – alcuni dei quali proverranno dal Medio Oriente, dall’Europa e dall’Indo-Pacifico – ammonterà a milioni di dollari. L’evento ha anche sollevato preoccupazioni in termini di sicurezza riguardo alla presenza di tutti i più alti generali a stelle e strisce in un unico luogo, soprattutto considerando che martedì è la fine dell’anno fiscale e che, se dovesse esserci il temuto shutdown, i leader militari resterebbero bloccati in Virginia. Ma Hegseth non ha voluto sentire ragioni. “Vuole guardarli negli occhi, avere colloqui faccia a faccia”, ha spiegato una fonte al Washington Post.

D’altra parte, da quando è stato nominato capo del Pentagono, il segretario ha spesso dichiarato che la sua missione era quella di riportare il “combattimento” al centro del discorso sulle forze armate. Un intento avallato dal tycoon ma in contraddizione con le sue ambizioni al premio Nobel per la pace. A inizio mese Trump ha cambiato nome al dipartimento della Difesa ritornando a quello del 1947. Una mossa simbolica – missione dell’esercito, della marina e dell’aeronautica americane resteranno invariate – ma anche un altro tassello della rivoluzione lanciata dal presidente che vuole sbarazzarsi del “soft power” americano nel mondo, come lo smantellamento di Usaid o il congelamento dei fondi all’estero.

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