Trump annuncia dazi del 100% su farmaci importati

Washington infligge un nuovo duro colpo alla Svizzera. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato nella notte l'introduzione di dazi del 100% sulle importazioni di farmaci a partire dal 1° ottobre.
(Keystone-ATS) L’obiettivo del tycoon è quello di spingere l’industria a trasferire la propria produzione farmaceutica sul suolo americano e, al tempo stesso, ottenere una riduzione dei prezzi dei medicinali.
“A partire dal 1° ottobre imporremo dazi al 100% su qualsiasi prodotto farmaceutico di marca o brevettato, a meno che un’azienda non stia costruendo il proprio stabilimento di produzione farmaceutica in America”, ha dichiarato Trump sul suo social Truth, precisando che “la costruzione sarà definita come un cantiere in fase di avvio e/o di costruzione. Pertanto, non ci saranno dazi su questi prodotti farmaceutici se la costruzione è iniziata”.
Si tratta di una decisione temuta da tempo soprattutto dall’industria farmaceutica elvetica, finora scampata alla guerra commerciale lanciata dell’amministrazione Trump e ai dazi del 39% imposti ad altri prodotti elvetici. Il presidente USA aveva infatti dato alle multinazionali del settore tempo fino a fine settembre per abbassare i prezzi dei propri medicinali importati oltreoceano, minacciando in caso contrario balzelli doganali senza precedenti.
L’appello di Novartis
In precedenza Novartis aveva già annunciato di voler ridurre i costi dei suoi prodotti immessi sul mercato a stelle e strisce. “Stiamo collaborando con il governo e cerchiamo soluzioni costruttive”, aveva affermato il CEO del colosso renano Vas Narasimhan in un’intervista rilasciata alla Neue Zürcher Zeitung. Narasimhan aveva inoltre invitato gli altri Paesi, ma in particolar modo la Svizzera, ad investire maggiormente nel settore e sostenere l’innovazione nel campo farmaceutico, evidenziando che i prezzi dei medicinali nella Confederazione sarebbero ancora “troppo bassi”.
Berna cerca il dialogo
L’aggressiva politica commerciale statunitense ha spinto il Consiglio federale a cercare il dialogo e confrontarsi con i vertici del settore. Al termine dei colloqui, il ministro dell’economia Guy Parmelin ha parlato di uno scambio “costruttivo”, senza però fornire dettagli. Mentre la responsabile del Dipartimento federale dell’interno Elisabeth Baume-Schneider, interrogata su un possibile aumento dei prezzi nelle Confederazione, ha escluso tale ipotesi, affermando che la priorità è “rafforzare il ruolo della Svizzera come polo farmaceutico nel rispetto del mandato parlamentare e della legislazione vigente”.
Gli obiettivi della Casa Bianca
Secondo Fredy Hasenmaile, capo economista di Raiffeisen, la politica dei dazi di Trump perseguirebbe due scopi: abbassare i prezzi dei medicinali e trasferire la produzione negli Stati Uniti. Obiettivi che tuttavia, a suo avviso, risultano in contraddizione. “I dazi non sono uno strumento adatto per riportare stabilmente la produzione sul suolo americano”, ha spiegato l’economista all’agenzia finanziaria AWP, ricordando che l’apertura di nuovi impianti richiede anni, grandi investimenti e procedure di autorizzazione estremamente complesse.
Investimenti miliardari
Proprio per anticipare possibili, pesantissimi balzelli doganali, i giganti elvetici dell’industria, Roche e Novartis, avevano già annunciato in primavera nuovi investimenti negli Stati Uniti. Novartis prevede di destinare 23 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni a nuovi siti di produzione e centri di ricerca, mentre Roche ha annunciato un piano da 50 miliardi lungo lo stesso arco di tempo per potenziare la propria capacità produttiva.
L’industria farmaceutica rappresenta uno dei principali motori della crescita economica elvetica, contribuendo per quasi il 10% al prodotto interno lordo. Dal 2020 genera circa il 40% dell’incremento annuo dell’economia e garantisce oltre la metà delle esportazioni nazionali.