Trump, non ci saranno dazi sull’oro

Donald Trump sorprende ancora. Dopo la confusione della scorsa settimana circa l'applicazione di un dazio d'importazione sui lingotti dalla Svizzera, il presidente Usa ha detto che "non ci saranno dazi sull'oro".
(Keystone-ATS) Si tratta di un’ottima notizia per la Svizzera, e in particolare il Canton Ticino, centro nevralgico della raffinazione dell’oro. Infatti una tassazione su questo metallo avrebbe rappresentato un nuovo duro colpo, proprio nel momento in la Confederazione si è vista infliggere una – pesantissima – sovrattassa del 39% sui suoi prodotti in entrata negli Stati Uniti.
In seguito all’annuncio il bene rifugio per eccellenza recupera sui mercati dopo aver perso oltre il 2,5%. Dopo l’impennata di venerdì ai nuovi massimi storici, l’oro era tornato sotto 3.350 dollari all’oncia.
La settimana scorsa l’Ufficio doganale e di protezione delle frontiere degli Stati Uniti aveva ipotizzato un dazio d’importazione per i lingotti standard da un chilo e 100 once. Una decisione che aveva provocato un’immediata rivoluzione nei flussi di metalli preziosi, spingendo diverse centrali svizzere a sospendere le spedizioni verso gli Usa.
La confusione era stata generata su un mercato che pensava di essere stato esentato dalla stretta dei dazi voluti da Donald Trump, con l’oro che solitamente non viene sottoposto alle tariffe di importazione, visto l’importante ruolo che occupa nel sistema finanziario globale. Ma ora Trump ha rassicurato che non ci saranno dazi sul metallo prezioso, dopo che già ad aprile scorso la Casa Bianca aveva assicurato che l’oro sarebbe stato risparmiato dalla scure dei dazi.
L’introduzione dei dazi sull’oro rischiava di avere ampie conseguenze sul flusso di lingotti nel mondo. Il mercato globale utilizza infatti i future negoziati sul Comex per coprire le proprie posizioni e questo presuppone che i lingotti possano essere facilmente importati nei suoi magazzini negli Stati Uniti per regolare i contratti.
I dazi avrebbero reso questo processo più costoso e, considerato il ruolo chiave della Svizzera in particolare – nel settore, la transazione avrebbe avuto un aumento dei costi piuttosto elevati. Da qui l’ipotesi di usare Londra per le operazioni con l’oro, una scelta che avrebbe minacciato lo status di New York come mercato principale per i future sull’oro.
I prezzi ora guarderanno soprattutto all’inflazione. Specie a quella Usa, dove il trend inflattivo sarà alla base della prossima scelta della Federal Reserve sul taglio dei tassi. Nelle prossime ore dagli Usa è atteso il cruciale indice dei prezzi al consumo di luglio, con un aumento stimata al 2,8% su base annua e sullo 0,2% rispetto a giugno.