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Troppe opposizioni? “In realtà si vuole costruire alloggi più cari”

Keystone-SDA

Da sinistra e da destra piovono critiche su Patrimonio svizzero, l'associazione che si batte per la tutela del paesaggio e degli edifici, perché con le sue opposizioni bloccherebbe la costruzione di alloggi ritenuti urgentemente necessari.

(Keystone-ATS) Ma il presidente dell’organizzazione Martin Killias non ci sta a rimanere con la Peppa Tencia: la realtà – dice – è che si vuole costruire abitazioni assai più care. Meglio sarebbe diminuire l’immigrazione.

“No, nel gioco dello scaricabarile sulla responsabilità della penuria di alloggi non siamo noi i responsabili”, afferma il 77enne in un’intervista pubblicata dal Beobachter nel numero da oggi in edicola. Heimatschutz – questo il nome in tedesco dell’organismo – a suo avviso non ostala, bensì protegge. “Noi ci impegniamo per la conservazione di edifici e centri storici di importanza architettonica. Ciò riguarda solo una minima parte dei progetti di nuova costruzione”

In realtà dietro a queste critiche si nasconde un motivo completamente diverso, argomenta l’ex professore di diritto penale e criminologia. “Si vuole deregolamentare l’edilizia per poter realizzare senza ostacoli appartamenti costosi e redditizi. A pagarne il prezzo non sarebbero solo gli inquilini sfrattati, ma l’intera popolazione. Insediamenti degni di essere conservati ed edifici di pregio scomparirebbero, e con essi un pezzo della nostra identità”.

“Chi guadagna 20’000 franchi al mese non ha problemi di alloggio”, puntualizza l’esperto che nel canton Argovia è stato anche per due anche candidato (senza successo) per il Nazionale sulla lista del partito socialista. “Chi invece deve cavarsela con 4000 franchi ha un problema enorme. La politica non se ne cura affatto”.

“Anche i costruttori edili senza scopo di lucro” – le cooperative, diffuse nei centri a nord delle Alpi – “non sono solo parte della soluzione, ma anche parte del problema. Quando abbattono a tutti i costi insediamenti ben conservati e li sostituiscono con nuovi edifici densamente popolati, creano anche loro spazi abitativi più costosi, che molti non possono permettersi. Non c’è da stupirsi che questo provochi resistenza. Trovo scandaloso che la politica ignori questi effetti di espulsione. Quando Patrimonio svizzero si oppone alle demolizioni, contribuisce indirettamente ad alleviare il problema abitativo delle persone che non hanno stipendi elevati. Anche il salvataggio di alloggi a prezzi accessibili è patrimonio culturale”.

Molti ricorsi però – osserva il giornalista del periodico che da decenni difende gli interessi di consumatori e piccoli investitori – – finiscono per essere respinti dal tribunale e ritardano notevolmente i progetti di costruzione. “Non è vero”, replica l’avvocato “. Ho fatto dei calcoli precisi per il canton Zurigo. Circa il 20% delle opposizioni presentate da privati viene accolto, mentre un altro 20% viene respinto. Tutti gli altri casi, ovvero oltre la metà, vengono archiviati senza che venga emessa alcuna sentenza. Alla base di ciò vi sono per lo più accordi in cui il committente è disposto a concessioni, ad esempio mantenendo parti dell’edificio o costruendo stabili meno alti. Complessivamente si ottiene così un tasso di successo superiore al 70%. Nel caso di Patrimonio svizzero il tasso di successo è ancora più elevato. È scandaloso che così tante licenze edilizie non reggano in tribunale. A titolo di confronto: nel diritto penale meno del 10% di tutti i ricorsi ha esito positivo”.

Vi sono studi che vedono un potenziale di oltre due milioni di appartamenti aggiuntivi nelle zone edificabili esistenti. “Ritengo che sia un’illusione”, replica il padre di tre figli. “Lo dico non come presidente di Patrimonio svizzero, ma come normale cittadino. La densificazione nelle città e negli agglomerati sarebbe così drastica che la popolazione non la accetterebbe. La Svizzera diventerebbe un paese davvero brutto”.

“Per questo motivo dobbiamo riflettere sul problema centrale: vogliamo accettare la massiccia immigrazione come voluta da Dio?”, si chiede l’ex candidato del PS. Però intervenire su questo punto – interloquisce il reporter – non vorrebbe dire mettere in forse la libera circolazione delle persone con l’Ue? “Non è necessariamente così”, risponde il giurista. “Il diritto edilizio è una questione nazionale, anche nell’Unione europea. Bruxelles non può interferire. Tutti gli esperti di diritto europeo lo confermano. Se costruiamo un numero di alloggi inferiore a quello necessario per 10 o 15 milioni di persone, perdiamo anche parte della nostra attrattiva per l’immigrazione economica. L’offerta di alloggi è un fattore rilevante per la scelta del luogo in cui vivere, ne sono convinto. Più alloggi significano più immigrazione”.

La carenza di abitazioni – ribatte il cronista del bimestrale – rischierebbe però di diventare ancora più grave, con i prezzi che salirebbero alle stelle. “Aspetti, non ho ancora finito: il fatto che gli alloggi siano troppo costosi è dovuto al fatto che molti proprietari ottengono rendimenti eccessivi. Qui dovrebbe intervenire la politica. In ogni caso, la Svizzera avrebbe la possibilità di frenare un po’ l’immigrazione. Ma questa è la mia opinione personale, non un compito di Patrimonio svizzero”, conclude.

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