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Trattato mondiale plastica: falliti i negoziati

Keystone-SDA

I negoziati a Ginevra in vista di un primo trattato internazionale per la lotta contro l'inquinamento da plastica si sono conclusi con un fallimento.

(Keystone-ATS) Durante una riunione conclusiva, stamani il presidente dei negoziati Luis Vayas Valdivieso e numerose delegazioni, tra cui quella svizzera, hanno deplorato l’impossibilità di raggiungere un accordo.

Le divergenze sulla riduzione della produzione di plastica e sul controllo dei prodotti problematici tra gli Stati più ambiziosi, tra cui la Confederazione, e i paesi petroliferi sono risultate troppo grandi.

Poco prima delle 2.00, dopo dieci giorni di discussioni, Valdivieso ha presentato una nuova bozza di testo. “È stato il mio miglior tentativo di cogliere in modo equilibrato le opinioni dei membri”, ha affermato l’ambasciatore ecuadoriano durante la sessione plenaria conclusiva. Dopo quasi 48 ore di discussioni quasi ininterrotte nella fase finale, molti dei 185 paesi riuniti hanno deplorato il fatto che non sia stato possibile raggiungere una formulazione consensuale.

L’Australia ha riassunto al meglio le difficoltà dopo tre anni e diverse sessioni di negoziati. “Le linee rosse sono incompatibili”, ha affermato la sua rappresentante.

Il nuovo testo di Valdivieso non prevedeva alcun obiettivo a lungo termine di limitazione della produzione, se non sforzi nazionali su base non vincolante: inaccettabile per molti paesi ambiziosi.

Anche organizzazioni non governative (ong) hanno respinto questo progetto di testo, definendolo un “pessimo trattato” o un semplice “trattato sulla gestione dei rifiuti” che non risponde alle urgenti sfide per la salute e l’ambiente.

Berna nelle fasi finali dei negoziati ha affinato le sue richieste. Il consigliere federale Albert Rösti, capo del Dipartimento federale dell’ambiente (DATEC), parlava ormai solo di “un miglioramento della produzione”, almeno di una sorveglianza dei prodotti problematici nonché di un meccanismo di finanziamento per i paesi in via di sviluppo. Il Consiglio federale auspicava un “Accordo di Ginevra” e voleva ospitare il segretariato del futuro trattato.

Le delegazioni non sono nemmeno riuscite a mettersi d’accordo sul fatto di considerare i due progetti di testo presentati dal presidente Valdivieso durante i dieci giorni di negoziati come un punto di partenza per un possibile seguito. Un altro problema è stato il modo di operare del presidente, che ha suscitato l’ira di numerosi Stati e ong. L’ambasciatore ecuadoriano si è difeso affermando di aver svolto un ruolo di “facilitatore” tra i diversi paesi e di non aver cercato di “imporre” alcunché.

Gli scienziati ritengono che le sfide siano enormi. In circa 25 anni, il consumo di plastiche è più che raddoppiato e, secondo le stime per il 2024, ha raggiunto le 500 milioni di tonnellate, di cui quasi 400 milioni finite come rifiuti. Se la situazione non si stabilizzerà, entro il 2060 il consumo triplicherà, superando 1,2 miliardi di tonnellate consumate. Lo stesso vale per i rifiuti, che supereranno il miliardo di tonnellate.

Gli esperti stimano che i costi sanitari annuali legati all’inquinamento da plastica nel mondo ammontino ad almeno 1500 miliardi di dollari (circa 1200 miliardi di franchi).

Molti attori ritenevano che i colloqui di Ginevra rappresentassero l’ultima possibilità di raggiungere un accordo ambizioso sulla plastica. Tra le possibili soluzioni, l’UE non esclude una nuova sessione, ma avverte che occorrerà fare meglio. Una coalizione di paesi potrebbe decidere di lanciare un trattato al di fuori del quadro delle Nazioni Unite. Tuttavia, la portata di tale intesa sarebbe ovviamente compromessa dall’assenza dei paesi produttori di petrolio.

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