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Thomas Borer: “Politici europei ridicoli su Ucraina, come bambini”

Keystone-SDA

Visto che gli europei non hanno alcuna intenzione di impegnarsi decisamente in Ucraina - e soprattutto nessuno vuole andarci a morire - è ridicolo che reagiscano come bambini che non possono toccare palla a ricreazione.

(Keystone-ATS) È l’analisi di Thomas Borer, ex ambasciatore svizzero in Germania e figura molto nota per aver guidato fra il 1996 e il 1999 la task force “Svizzera – Seconda guerra mondiale” durante la crisi dei fondi ebraici.

Al momento vi è grande eccitazione tra i presidenti e i ministri dell’Europa occidentale per il fatto che il presidente americano Donald Trump stia negoziando direttamente con il suo omologo russo Vladimir Putin su un possibile cessate il fuoco in Ucraina, escludendo gli europei, ricorda il 67enne in un contributo pubblicato oggi dalla Weltwoche. “Molti media europei si uniscono al coro dell’indignazione e dello sdegno: sarebbe più utile chiedersi perché Trump, in particolare, non includa il vecchio continente”.

A suo avviso le ragioni sono molteplici. Ne vengono identificate tre: gli europei hanno vergognosamente trascurato i loro eserciti dalla fine della Guerra Fredda, affidandosi alla protezione degli Stati Uniti; hanno commesso il grave errore strategico di non fornire all’Ucraina il necessario e generoso aiuto militare fin dall’inizio; Trump ha detto chiaramente in campagna elettorale di ritenere l’Ucraina una questione europea nonché di non essere più disposto a contribuire con decine di miliardi “e, a differenza di alcuni politici europei, lui mantiene le promesse fatte prima del voto”.

“Il fatto è che all’Europa occidentale e all’Ue viene dolorosamente ricordato da Trump e Putin che non sono una grande potenza militare”, argomenta l’ex diplomatico oggi consulente aziendale. “La politica di sicurezza è politica di potenza e richiede innanzitutto forza militare. Ma l’Europa non ha una grande potenza militare. I piagnistei non cambiano la realtà. Un dittatore come Putin non può essere abbattuto con appelli morali o sanzioni economiche”.

A suo dire le cose cambierebbero se l’Europa fosse pronta a sostenere il principale onere dello sforzo bellico dell’Ucraina, se venissero rimandati a Kiev le decine di migliaia di ucraini che hanno cercato asilo in Occidente, se si offrisse all’Ucraina una vera garanzia di sicurezza e la prospettiva di un’entrata nell’Ue, ed eventualmente “se fossimo persino pronti a mandare i nostri figli in guerra per riconquistare l’Ucraina orientale”.

“È ovvio che gli europei occidentali non sono disposti a compiere nessuno di questi passi: soprattutto, nessuno di noi vuole morire per l’Ucraina orientale”, afferma il giurista con dottorato conseguito all’Università di Basilea. “Quindi dobbiamo accettare la realtà della politica di potere. È imbarazzante quando i politici tedeschi, francesi e dell’Ue si lamentano come bambini a cui non è permesso partecipare alla partita di calcio dei più grandi nel cortile della scuola”, conclude.

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