TF: Confederazione non è tenuta a risarcire azionista CS

La Confederazione non è tenuta a risarcire un azionista di Credit Suisse (CS) in relazione all'acquisizione della grande banca da parte di UBS. Oggi il Tribunale federale (TF) ha respinto l'azione intentata da un uomo che chiedeva un risarcimento di 140'000 franchi.
(Keystone-ATS) Al termine di un’udienza pubblica a Losanna la giudice federale Florence Aubry Girardin ha pronunciato la sentenza, la cui motivazione scritta seguirà in un secondo momento. Al ricorrente verranno addebitate anche le spese processuali pari a 5000 franchi.
Tra il 2014 e il 2022, l’uomo aveva investito quasi 150’000 franchi in azioni CS. Dopo l’acquisto d’emergenza di Credit Suisse da parte di UBS, resa possibile dal Consiglio federale, il ricorrente ha ricevuto azioni UBS che però valevano solo circa 9000 franchi.
Azione legale contro Confederazione
Ha pertanto intentato un’azione legale contro la Confederazione, chiedendo un risarcimento di circa 140’000 franchi. L’uomo ha sostenuto che, in qualità di azionista di CS, aveva subito un danno di tale entità perché il Governo, applicando il diritto di necessità nel marzo 2023, aveva reso possibile l’acquisizione di Credit Suisse.
Secondo il querelante, l’emanazione dell’ordinanza di necessità era illegittima e avrebbe causato la sua perdita patrimoniale. A suo avviso, al Consiglio federale poteva essere contestata una violazione dei doveri di servizio per non essere intervenuto già nell’autunno 2022.
Inoltre, con l’acquisizione di CS resa possibile dal diritto di necessità, il Governo non avrebbe agito nell’interesse pubblico. Avrebbe consentito l’espropriazione di fatto degli azionisti senza stabilire a loro favore una regolamentazione sul loro pieno risarcimento.
La Confederazione si difende
La Confederazione non ha commesso alcun errore, hanno invece sostenuto due collaboratori del Dipartimento federale delle finanze (DFF). Affinché lo Stato possa essere ritenuto responsabile, uno dei suoi funzionari deve aver compiuto un atto illegale che abbia causato un danno. Non sussistono quindi i presupposti per un’azione di responsabilità dello Stato.
Inoltre, nella loro deposizione, i rappresentanti della Confederazione hanno ricordato i rischi delle operazioni azionarie. Già nell’autunno 2022 era emerso che il CS versava in difficoltà finanziarie. In realtà, consentendo l’acquisizione della grande banca da parte di UBS, la Confederazione ha preservato l’azionista del CS, che ha poi fatto ricorso, dalla completa perdita di valore delle sue azioni.
Nel gennaio 2024, il ricorrente aveva inizialmente presentato una richiesta di responsabilità dello Stato al Consiglio federale. Quest’ultimo l’aveva respinta nell’aprile 2024, sostenendo di aver agito in modo appropriato, legittimo e proporzionato in relazione all’acquisizione bancaria. Il ricorrente ha quindi portato il caso davanti al Tribunale federale.
Non è la prima azione
Si è trattato già della seconda azione di responsabilità dello Stato in relazione all’acquisizione del CS da parte dell’UBS, che è stata poi respinta dal Tribunale federale. In un caso discusso a maggio, una coppia aveva promosso un’azione nei confronti della Confederazione.
Poco prima del crollo di Credit Suisse, la coppia aveva acquistato 38’000 azioni dell’allora grande banca. Nella fattispecie, il TF ha sostenuto che il calo del corso delle azioni CS era già avvenuto prima dell’acquisizione d’emergenza. Le azioni non avevano quindi perso valore a causa dell’ordinanza di necessità del Consiglio federale.
Nel pronunciare la sentenza, la presidente del tribunale ha però sottolineato che la decisione odierna era valida solo per questo caso specifico.
(Sentenza 2E_5/2024 del 7 ottobre 2025)