TF: tentato omicidio e spaccio per somalo, ma espulsione in dubbio
(Keystone-ATS) Condannato per tentato omicidio intenzionale e traffico di droga dalla giustizia lucernese, per un cittadino somalo si profilava l’espulsione dalla Svizzera.
Questo prima della sentenza resa nota oggi dal Tribunale federale (TF), il quale ha invitato la Corte che lo aveva giudicato a esaminare se la persecuzione da lui invocata possa impedirne l’espulsione.
L’uomo aveva ricevuto una pena detentiva di 6 anni e 9 mesi, nonché il divieto di stare in Svizzera per 11 anni. Davanti ai giudici di Mon Repos, ha sostenuto che il suo diritto di essere ascoltato era stato violato dal Tribunale lucernese di secondo grado, in quanto non aveva preso in considerazione i gravi rischi a cui sarebbe stato esposto se fosse tornato in Somalia.
Nella sentenza, la Seconda Corte penale di Losanna ricorda che i reati gravi come quelli commessi dal ricorrente rientrano nella categoria di quelli per cui è previsto automaticamente l’allontanamento dal Paese. Se l’imputato è un rifugiato può ottenere una deroga se sussiste un grave rischio di persecuzione, a condizione che gli interessi di sicurezza della Svizzera non prevalgano su quelli personali dell’interessato.
Nel caso di cui si parla il condannato ha citato l’omicidio del padre e del fratello, la sua omosessualità, la sua detenzione e la sua condanna a morte. Nel suo Paese di origine sarebbe perseguitato dal movimento islamista Shebab.
I giudici del TF hanno ritenuto che nella sua sentenza la Corte di Lucerna non ha considerato quanto denunciato dal somalo. Nel testo non ha indicato quali fatti ritenesse veri e quali minacce il ricorrente avrebbe realmente dovuto affrontare se fosse tornato nello Stato africano. Non tenendo conto di questi elementi, la precedente istanza non si è confrontata con le condizioni stabilite dalla legge, né con la Convenzione sullo statuto dei rifugiati. Il Tribunale di Lucerna ha quindi violato il diritto del ricorrente di essere ascoltato e non ha adempito al proprio dovere di fornire motivazioni adeguate. Dovrà ora ritornare sui suoi passi e pronunciarsi nuovamente.
(Sentenza 7B_466/2023 del 26 agosto 2024).