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TF: no a designazioni animali per prodotti sostitutivi della carne

Keystone-SDA

Il Tribunale federale (TF) ha accolto il ricorso della Confederazione contro l'uso di denominazioni come planted chicken (letteralmente pollo piantato) per prodotti vegani sostitutivi della carne.

(Keystone-ATS) Il Tribunale cantonale amministrativo di Zurigo li aveva invece precedentemente dichiarati ammissibili in seguito a una querela dell’azienda produttrice.

Oggi, in un’udienza pubblica, il TF ha stabilito, con quattro voti contro uno, che l’uso di nomi di animali per prodotti a base di proteine di pisello non è lecito. La maggioranza dei giudici ha ritenuto che tale pratica è fuorviante per i consumatori, potenzialmente ingannati sul contenuto del prodotto.

La seconda Corte di diritto pubblico del TF ha quindi ribaltato la sentenza dell’istanza inferiore. Il Laboratorio cantonale di Zurigo deve ora fissare all’impresa Planted Foods, che ha la propria sede a Kemptthal (località tra Zurigo e Winterthur), un termine per rietichettare i suoi prodotti.

Questi ultimi sono etichettati con la dicitura “planted” in caratteri grandi e “chicken” o “duck” (anatra) in caratteri più piccoli. Sulla confezione si legge anche che l’alimento è a base di proteine di pisello.

Secondo la Legge sulle derrate alimentari (LDerr), le informazioni sul cibo devono corrispondere ai fatti in modo da non essere fuorvianti. Il TF ritiene che l’uso del termine “chicken” non li rifletta, perché i prodotti dell’azienda zurighese non contengono né carne né pollo.

Conformità al diritto europeo

La maggioranza dei giudici ha sottolineato che la LDerr, entrata in vigore nel 2017, è stata rivista anche con l’obiettivo di armonizzare il diritto elvetico con quello dell’Unione europea. Il pollo è definito come carne sia da Berna che da Bruxelles. Non è quindi possibile utilizzare questo termine su un prodotto vegano.

I quattro giudici della maggioranza hanno sottolineato che, anche se le regole sono molto tecniche, prevale il principio secondo cui un alimento che non è fatto con prodotti a base di carne non può essere chiamato con il nome di un animale.

Marketing pericoloso

Lo stesso non vale per i metodi di preparazione designati con termini come macinato, salsiccia o bistecca. È quindi consentito mettere in vendita “salsicce di soia”, “spezzatino di cereali” o “bistecche di lenticchie”. Vietata è invece una designazione come “salsiccia di vitello a base di soia”.

Una giudice della maggioranza ha sottolineato che le denominazioni contestate hanno uno scopo commerciale. Non si rivolgono esclusivamente ai consumatori vegani, ma anche ad altri clienti che vanno convinti che il prodotto offerto è equivalente alla carne. In questo contesto, l’obiettivo di proteggere dall’inganno e dalla confusione è di particolare rilevanza.

Giudice in minoranza: nomi di fantasia

Un altro giudice ha fatto riferimento al dipinto di René Magritte del 1929 Il tradimento delle immagini (Questa non è una pipa), che opera con la stessa analogia. Il consumatore si trova di fronte a preparati che sembrano carne con un’etichetta che dice “questa non è carne”. Le autorità devono essere particolarmente vigili di fronte a questi espedienti di marketing.

Per la giudice in minoranza, i suoi colleghi hanno sbagliato a ritenere applicabile la LDerr. I nomi scelti da Planted Foods sono di fantasia, non disciplinati da tale legge. Inoltre, oggi i consumatori sono più informati che in passato e possono facilmente distinguere tra prodotti a base di carne e preparazioni vegane.

Il TF “si è perso nella valutazione legale del termine fantasioso ‘planted.chicken'”, scrive Planted Foods in un comunicato diramato dopo il pronunciamento della sentenza. L’azienda si dice tuttavia molto soddisfatta del fatto che la corte permetta l’uso di termini generici come bistecca e filetto.

DFI: ora c’è certezza giuridica

Dal canto suo, il Dipartimento federale dell’interno (DFI), che ha presentato il ricorso contro al sentenza del Tribunale cantonale amministrativo di Zurigo, afferma in una nota che la decisione del TF è una buona notizia per i consumatori creando certezza giuridica. È ora chiaro che i prodotti sostitutivi della carne devono essere etichettati in modo tale da non poter essere confusi con prodotti contenenti carne.

Nel 2021, il Laboratorio cantonale di Zurigo aveva vietato all’azienda di Kemptthal di utilizzare denominazioni come “planted.chicken” o “come pollo”. Tuttavia, in seguito a un ricorso dell’impresa, il Tribunale amministrativo cantonale aveva stabilito che la pratica era ammissibile.

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