Sì di Hamas a nuova proposta di tregua, gelo Usa-Israele

Una nuova proposta per un possibile cessate il fuoco a Gaza arriva sul tavolo di Hamas, al Cairo, e Hamas dice sì. E la palla quindi finisce di nuovo nella metà campo israeliana, ma viene prontamente calciata sulle tribune dal presidente statunitense Donald Trump.
(Keystone-ATS) Per cercare di rompere l’impasse che ha messo in un angolo buio la diplomazia, mentre Le Forze di difesa israeliane (Idf) si preparano all’invasione totale della Striscia, i mediatori di Qatar ed Egitto hanno proposto una tregua iniziale di 60 giorni, per poter avviare negoziati e il rilascio in due distinte tranche dei 49 rapiti israeliani, fra vivi e morti.
Dieci ostaggi vivi e 18 morti liberi subito, se la controparte accetta. Ma dallo Stato ebraico è filtrato il gelo: “Vogliono tornare a discutere di un accordo perché temono che invaderemo Gaza City”, ha rilevato il governo Netanyahu.
Prima di dare la sua risposta, Hamas si è consultata con i propri leader e con le altre fazioni palestinesi, in particolare con la Jihad islamica, fa sapere una fonte del tavolo di mediazione egiziano, che ha spiegato che il nuovo schema costituisce un abbozzo, “un accordo quadro per avviare negoziati per un cessate il fuoco permanente”, nella cornice di una tregua di due mesi. Poi, i rimanenti ostaggi, 12 vivi e 9 morti, secondo le stime, verrebbero rilasciati in un secondo momento: “I prigionieri rimanenti verrebbero rilasciati in una seconda fase, seguita da negoziati immediati per un accordo più ampio” per la fine definitiva “della guerra e dell’aggressione” con garanzie internazionali, come rivela una fonte informata della Juihad islamica all’agenzia di stampa Afp.
La nuova proposta, simile a quella elaborata dall’inviato speciale statunitense Steve Witkoff, è stata consegnata da Egitto e Qatar a Israele, affermando che “la palla ora è nel campo israeliano”. Eppure Netanyahu ha più volte insistito di non essere più interessato ad accordi parziali, affermando che accetterà di porre fine alla guerra solo se Hamas rilascerà tutti gli ostaggi contemporaneamente, si disarmerà e consentirà la smilitarizzazione di Gaza. Tanto che il falco Itamar Ben Gvir ha ricordato che “Netanyahu non ha il mandato per un accordo parziale”. Il ministro ortodosso aveva già lasciato l’esecutivo dopo la prima tregua ed ha minacciato di farlo anche adesso.
A spalleggiare il governo israeliano sulla linea dura c’è l’alleato alla Casa Bianca. “Vedremo il ritorno degli ostaggi rimasti solo quando Hamas sarà affrontata e distrutta. Prima accadrà, maggiori saranno le possibilità di successo”, ha scritto Trump su Truth.
Per mettere in chiaro cosa sia in serbo, il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, Eyal Zamir, ha approvato il piano per occupare Gaza City da presentare al ministro della Difesa: la prevista evacuazione della popolazione durerà poco meno di due mesi, dopodiché si procederà all’accerchiamento e all’occupazione della città.
E proprio Netanyahu, incontrando gli ufficiali dell’Idf, ha mostrato tutto il suo sprezzo nei confronti della fazione palestinese: “Come voi, ascolto le notizie sui media e da esse si può avere l’impressione di una cosa: che Hamas sia sotto un’enorme pressione”, ha affermato il premier. Gli ha fatto eco il ministro della Difesa Israel Katz: “Per la prima volta da settimane Hamas è disposta a discutere un accordo per il rilascio degli ostaggi, solo perché teme che intendiamo seriamente conquistare Gaza City, il fulcro del suo potere”.