Svizzera vuole jodel nel patrimonio immateriale Unesco
La Svizzera vuole fare iscrivere lo jodel nel patrimonio culturale immateriale dell'Unesco. Lo scopo è promuovere e preservare il canto tipico delle Alpi, divenuto nel tempo simbolo delle tradizioni elvetiche.
(Keystone-ATS) L’Unesco esamina questa settimana le candidature di diversi Paesi, fra le quali appunto quella depositata nel 2024 dalla Confederazione. Lo jodel è praticato anche in Austria e Germania, ma se nel 2020 la Svizzera si è alleata con la Francia per far riconoscere la tradizione orologiera dell’Arco giurassiano, questa volta ha deciso di agire da sola.
In Svizzera si contano 780 club dedicati allo jodel e secondo Markus Egli, capo della corale del club Bürgerturner-Jodler di Lucerna, la candidatura è un buon modo per assicurarsi nuove leve. “È importante per il futuro”, ha detto.
“Questo canto fa parte della nostra cultura e dell’identità svizzera”, ha detto, spiegando che secondo la tradizione, il tipico modo di cantare era in origine “un modo di comunicare fra una montagna e l’altra”.
Le vere origini del canto, la cui tecnica prevede un’alternanza di voce di petto e voce di testa, è piuttosto fumosa, secondo Julien Vuilleumier, dell’Ufficio federale della cultura (UFC): “lo jodel come lo conosciamo oggi è stato codificato nel XIX e nel XX secolo per integrarsi nei cani popolari”, con “ispirazioni incrociate” fra le montagne tirolesi (Austria e Italia), del sud della Germania e, appunto, della Svizzera. Con le ondate migratorie, è andato anche a unirsi al folk americano.
La Svizzera vanta già diverse tradizioni iscritte all’Unesco. Oltre all’alpinismo e alla processione della Settimana Santa a Mendrisio, vi si trovano anche la Fête des vignerons di Vevey (VD), il carnevale di Basilea, la gestione delle valanghe, la costruzione dei muri a secco, la meccanica orologiera, la stagione alpestre e l’irrigazione tradizionale.