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Stop negli Usa al vaccino anti-epatite B alla nascita

Keystone-SDA

Negli Stati Uniti un comitato consultivo dei Cdc ha limitato la somministrazione alla nascita del vaccino contro l'epatite B ai neonati figli di madri già infette al momento del parto.

(Keystone-ATS) Il voto otto a tre è un nuovo importante passo nell’agenda no-vax del ministro della Salute Robert Kennedy Jr, che da decenni cerca di riformare il calendario delle vaccinazioni dei bambini.

Nuove modifiche alle vaccinazioni infantili saranno prese in esame in gennaio. Introdotta nel 1991, la vaccinazione alla nascita aveva provocato un crollo dei casi nei neonati. L’epatite B è una malattia virale molto contagiosa che provoca danni epatici cronici nella maggior parte dei bambini contagiati.

La vaccinazione prevedeva finora tre dosi: entro 24 ore dalla nascita (ora non più necessaria se la madre è negativa al test), tra uno e due mesi e tra sei e 18 mesi di età. La cancellazione e il rinvio di fatto della prima dose ha sollevato interrogativi sull’affidabilità della Commissione ha lasciato almeno un critico “molto preoccupato per il futuro” dei Center for Disease Control and Prevention (Cdc).

La votazione, più volte rinviata da mesi, è arrivata dopo un giorno e mezzo di acceso dibattito, tra appelli da parte di esperti di sanità pubblica affinché venissero mantenute le raccomandazioni e la presentazione, come frequentemente negli ultimi mesi da quando Rfk ha in mano la salute degli americani, di dati interpretati in modo errato.

Il panel, noto come Advisory Committee on Immunization Practices (Acip), è composto da membri prevalentemente no-vax, insediati dopo che in giugno il Kennedy aveva licenziato il board precedente.

La raccomandazione va adesso per il sì finale al direttore pro tempore dei Cdc, Jim O’Neill, considerato il braccio destro operativo di Rfk e suo vice al ministero fino a quando non è stato spostato al posto di Susan Monarez, la direttrice confermata dal Senato e licenziata a fine agosto dal presidente Donald Trump dopo un mandato di meno di un mese.

Riprendendo le posizioni no-vax di Kennedy in vista del voto, alcuni membri del panel avevano espresso preoccupazione riguardo alla vaccinazione nel periodo neonatale, una finestra critica per lo sviluppo del cervello e del sistema immunitario, nonostante il fatto che il vaccino contro l’epatite B venga somministrato in sicurezza ai neonati da decenni.

Per Restef Levi, uno dei componenti della commissione che ha votato a favore, il voto di oggi è solo l’inizio: “Si tratta di un cambiamento più vasto, non solo per questo vaccino, ma anche nella strategia vaccinale nel suo complesso”.

Altri esperti hanno definito la decisione “incosciente” e affermato di non aver visto dati che supportino il rinvio della dose fino ai due mesi o oltre: “Dobbiamo prendere decisioni sulla base degli elementi che abbiamo, e dobbiamo usare solo dati credibili per formulare le decisioni, non speculazioni né ipotesi”, ha dichiarato il membro di minoranza dell’Acip Joseph Hibbeln, psichiatra e neuroscienziato.

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