Seco: “calo dei disoccupati meno forte del solito”
(Keystone-ATS) Il calo del numero dei disoccupati rilevato in maggio (1500 persone in meno di aprile, ma con un tasso di persone senza impiego rimasto fermo al 2,3%) “è meno forte di quanto si registra normalmente in questo periodo dell’anno”.
Lo ha affermato Boris Zürcher, direttore della divisione del lavoro presso la Segreteria di Stato dell’economia (Seco), commentando in conferenza telefonica i dati diffusi oggi dai suoi funzionari.
Di norma la disoccupazione diminuisce in modo significativo in primavera, perché il lavoro nell’edilizia è maggiore rispetto all’inverno, a causa delle temperature più elevate, e poiché l’attività turistica riprende gradualmente dopo la bassa stagione. Il quadro congiunturale sta ora però prevalendo sulla consueta stagionalità: al netto degli effetti stagionali il tasso di chi non ha impiego risulta infatti in crescita dal 2,3% a 2,4%.
Secondo Zürcher, l’entità dell’aumento è stata una sorpresa, ma si inserisce nell’ambito dell’evoluzione degli ultimi mesi. “Il numero destagionalizzato di disoccupati è in progressione da oltre un anno”, osserva. La ragione principale di questa crescita è da ricercare nella ridotta domanda di manodopera sulla scia dell’indebolimento della crescita economica globale, in particolare nel settore – orientato all’esportazione – dell’industria meccanica, elettrica e metallurgica.
L’ex direttore di BAK Basel Economics non ha però voluto drammatizzare: la disoccupazione in Svizzera rimane a un “livello molto, molto basso”, afferma. A suo avviso si può ancora parlare di una graduale normalizzazione, che segue un tasso storicamente molto basso nell’anno precedente, quando si andava verso un surriscaldamento del mercato del lavoro. La Seco ritiene che un tasso del 2,8% sia “neutro dal profilo congiunturale”.
Secondo il 60enne, l’andamento dei disoccupati di lunga durata è una prova del buono stato del mercato: con circa il 12% la loro quota sul totale dei senza lavoro è da considerarsi ancora estremamente bassa. “Questo significa, ad esempio, che quando le persone cambiano impiego c’è un breve periodo di attesa, ma non è che la disoccupazione sia diventata molto più grave, un problema strutturale”.
L’alto funzionario – che ha cominciato la sua carriera professionale con un tirocinio di disegnatore di macchine, per poi conseguire in un secondo tempo la maturità e studiare economia nonché sociologia all’università di Berna – non ha voluto fornire una stima più attuale della disoccupazione per l’insieme dell’anno. Tra poco meno di due settimane la Seco pubblicherà però una nuova previsione economica che includerà anche i pronostici per il mercato del lavoro. In precedenza, la Seco aveva ipotizzato un tasso di disoccupazione medio del 2,3% per il 2024.