Scontro Belgrado-Pristina su esplosione acquedotto
È scontro tra Belgrado e Pristina sulle responsabilità della potente esplosione che nella tarda serata di ieri ha gravemente danneggiato un importante acquedotto nel nord del Kosovo, causando interruzioni e scompensi nell'erogazione idrica e di energia elettrica.
(Keystone-ATS) Il premier kosovaro, Albin Kurti, in tarda serata ha accusato la Serbia di aver deliberatamente provocato l’esplosione con “un attacco terroristico e criminale volto a danneggiare le nostre infrastrutture critiche”.
Da Belgrado sono giunte prontamente stamane smentite e controaccuse nei confronti Pristina. Secondo il ministro degli esteri serbo, Marko Djuric, il fatto che il premier Kurti si sia affrettato a puntare il dito contro la Serbia, senza aver alcun elemento concreto, dimostra il coinvolgimento del suo ‘regime’ nell’attentato. Djuric ha quindi fatto appello alle istituzioni internazionali presenti in Kosovo, in primis Kfor e Eulex, a condurre indagini indipendenti per fare piena luce.
Nord abitato in prevalenza da serbi
Dichiarazioni di tenore analoghe sono giunte da Petar Petkovic, capo dell’Ufficio governativo serbo per il Kosovo, che ha parlato di un attentato diretto contro la pace per la quale Belgrado è da sempre impegnata. Un attentato, ha osservato, che “non è assolutamente nell’interesse del popolo serbo locale e di Belgrado”.
Il nord del Kosovo è abitato in prevalenza da serbi. Sin dalle prime ore di stamane la polizia kosovara ha avviato controlli e perquisizioni in abitazioni di famiglie serbe nella zona di Zubin Potok, dove è avvenuto l’incidente e, stando a notizie non confermate, ci sarebbero stati già degli arresti.
Sempre stamane si è riunito a Pristina il Consiglio di sicurezza del Kosovo, ribadendo le accuse alla Serbia, “che ha la capacità per un simile attacco criminale e terroristico”. Sono state adottate misure per rafforzare la sicurezza intorno a ponti, viadotti e altre infrastrutture, ed è stato al tempo stesso evocato un possibile collegamento con gli attacchi della Russia alle infrastrutture energetiche dell’Ucraina, che hanno lasciato centinaia di migliaia di famiglie senza elettricità e senza riscaldamento.
Secondo il ministro dell’interno kosovaro Xehlal Svecla, nell’attentato all’acquedotto sarebbero stati utilizzati almeno 15 kg di esplosivo. Condanne all’attacco sono giunte dalle ambasciate di Usa, Regno Unito e dalla rappresentanza Ue.