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Russia: Putin non esclude missili a Kim e minaccia sul nucleare

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) La Russia potrebbe fornire alla Corea del Nord “armi ad alta precisione”, cioè missili in grado di minacciare le forze americane nella penisola, in risposta ai bombardamenti sulla Russia con vettori messi a disposizione di Kiev da Paesi Nato.

L’avvertimento è stato lanciato da Vladimir Putin da Hanoi, a conclusione di una missione in Asia orientale durante la quale mercoledì a Pyongyang ha firmato con il leader nordcoreano Kim Jong-un un patto di mutua assistenza militare in caso di aggressione a uno dei due Paesi.

Il presidente russo ha così chiarito i piani di Mosca di cui aveva già parlato il 5 giugno, incontrando le agenzie straniere, dopo il permesso dato da diversi Paesi occidentali all’Ucraina di usare le armi da loro fornite per attaccare direttamente la Russia. In quell’occasione aveva parlato proprio della possibilità di fornire armamenti analoghi in “regioni del mondo” da dove avrebbero potuto essere utilizzati per colpire “obiettivi sensibili” di Paesi Nato.

“Coloro che forniscono queste armi credono di non essere in guerra con noi – ha accusato Putin in una conferenza stampa notturna – ma ho detto, anche a Pyongyang, che ci riserviamo il diritto di fornire armi ad altre regioni del mondo, tenendo presenti i nostri accordi con la Repubblica popolare democratica di Corea, e non lo escludo”.

Altra cosa che Mosca non esclude è una revisione della sua dottrina nucleare, tenendo conto che i potenziali avversari “stanno lavorando su questo” con un possibile “abbassamento della soglia per l’uso di armi atomiche”, ha affermato ancora Putin. Anche se ha tenuto a precisare che non si parla della possibilità di prevedere un attacco preventivo, perché con una semplice rappresaglia “il nemico sarebbe distrutto”.

Si continua intanto a discutere del Trattato di partenariato strategico globale firmato mercoledì tra Kim e Putin. L’intervento di mutuo soccorso militare, nel caso in cui o la Russia o la Corea del Nord dovessero precipitare in un conflitto, deve essere “immediato”, secondo quanto stabilisce l’articolo 4 del testo. I contenuti dei 23 articoli dell’accordo, rivelati dall’agenzia di stampa nordcoreana Kcna, hanno trovato la reazione fredda della Cina (“è una questione tra questi due Paesi”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian, aggiungendo che Pechino “non avrebbe rilasciato commenti”) e hanno mandato su tutte le furie la Corea del Sud.

L’ipotesi finita nel mirino è quella apertamente menzionata di “cooperazione tecnologica militare” bilaterale. In serata Seul ha annunciato quello che non è riuscito neppure al presidente americano Joe Biden, a dispetto del suo pressing asfissiante: “Abbiamo in programma di riconsiderare la questione del sostegno agli armamenti all’Ucraina”, ha annunciato il consigliere per la sicurezza nazionale Chang Ho-jin, ex ambasciatore sudcoreano a Mosca, suggerendo un cambio nella politica di Seul sul divieto alla fornitura di aiuti letali a Kiev. Una decisione che sarebbe un “errore”, ha messo in guardia Putin.

Putin e Kim si sono impegnati anche a “non partecipare ad atti che possano colpire i rispettivi interessi primari”. Una frase che è apparsa a molti osservatori come la fine dei tentativi sulla denuclearizzazione della penisola coreana: gli armamenti atomici sono parte fondante degli arsenali di Pyongyang, al punto da avere anche una copertura costituzionale. L’articolo 16, inoltre, condanna le sanzioni unilaterali che i due Stati “considerano illegali” in violazione della Carta dell’Onu e delle norme internazionali”, prendendo di mira quindi le misure Usa e quelle indipendenti imposte al Nord dagli alleati americani come Corea del Sud, Giappone e Australia.

Il portavoce della Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha definito “un segnale di disperazione della Russia” che “non ha molti amici del mondo” il patto firmato a Pyongyang. Tuttavia, Victor Cha, a capo del think tank americano Csis Korea, ha osservato che “l’empia unione” Putin-Kim “rappresenta una delle maggiori minacce alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti e l’amministrazione Biden non sta facendo abbastanza per prevenirla”.

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