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Il muro "anti-lucciole"

Riqualificazione o un'ulteriore emarginazione dei sex worker, spinti verso zone più insicure? Il caso del muro in costruzione lungo un viale di Roma solleva molti quesiti. Reportage.

Questo contenuto è stato pubblicato il 22 novembre 2020 minuti
Enrico Marra, Roma

Nell’area sud di Roma, in un trafficato viale dedicato a Guglielmo Marconi, sta nascendo un muro che ha sollevato molte critiche. L’intervento riguarda un tratto di strada in cui il fenomeno della prostituzione è stanziale e il muro va a cadere tra il marciapiede e un piccolo parco.

Le associazioni che operano per la tutela dei diritti delle persone che svolgono il lavoro del sesso non hanno accolto positivamente questa nuova barriera, poiché allontanerà i sex worker spingendoli sempre più verso confini della città, nelle periferie più insicure.

D’altra parte, l’amministrazione di centro-sinistra che governa la zona ha dichiarato che l’intervento non è pensato per arginare il fenomeno della prostituzione ma si tratta dell’ultimo atto di un ampio progetto di riqualificazione del territorio che è partito con la messa in sicurezza dei percorsi pedonali e la ristrutturazione delle aree verdi divenute nel tempo, per trascuratezza, discariche di rifiuti di ogni tipo come denunciato ripetutamente dai residenti.

Gli stessi residenti lamentano di aver trovato nel parco molte tracce materiali del lavoro sessuale, preservativi, fazzoletti usati e, in alcuni casi, anche delle siringhe.

Tuttavia, con il parco chiuso i sex worker dovranno spostarsi e lungo tutto il lungo viale sono visibili altri tratti di marciapiede chiusi allo stesso modo. Rientranze, anfratti, luoghi appartati e non solo aree verdi, sono interdetti ai pedoni.

Il sospetto che anche questi altri interventi vadano in qualche modo nella direzione di allontanare la prostituzione può facilmente venire. E le implicazioni pratiche e talvolta drammatiche che si ripercuotono sui sex worker, nel momento in cui vengono inseriti tra le cause del degrado, sono altrettanto intuibili. I sex worker sono allontanati, emarginati, resi invisibili, pur avendo un ruolo non marginale nella società. Come testimoniato dalle persone che non di rado incontrano. I loro clienti.

Non volendo trascurare la questione della tratta delle schiave del sesso che però non interessa in modo particolare il caso specifico, essendo stata identificata la prostituzione in quella zona come prevalentemente volontaria, non è un artificio pensare che la faccenda abbia qualcosa a che vedere con l’antico istinto dell’essere umano di nascondere le vergogne.

L’atteggiamento di pudicizia di coprire le pudende. Le parti considerate oscene dell’anatomia umana. Pudicizia che riguarda anche le ‘pudende sociali’, ciò che costituisce nella mentalità corrente una vergogna. Sta di fatto che tra gli effetti della pandemia che hanno gettato molti sex worker nell’indigenza, uniti alla questione dei muri che si stanno alzando, in viale Guglielmo Marconi a due passi dal quartiere Eur non ci saranno più le consuete lucciole. Le pudende in questo caso sono ben coperte.

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Nel reportage in alto, gli interventi dei due assessori del Municipio VIII del Comune di Roma. Michele Centorrino con delega all’Ambiente e Alessandra Aluigi per la tutela dei diritti della popolazione lgbtq. In conclusione l’opinione di Leonardo Monaco segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti.

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