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Riciclaggio: multa di 3,5 milioni per banca J. Safra Sarasin

Keystone-SDA

Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha condannato la banca privata J. Safra Sarasin a una multa di 3,5 milioni di franchi per riciclaggio di denaro. Una ex dipendente dell'istituto è stata da parte sua condannata a una pena detentiva di sei mesi sospesi.

(Keystone-ATS) La banca ha inoltre versato un importo transazionale di 16 milioni di franchi al colosso petrolifero brasiliano Petrobras, parte civile nel procedimento. La condanna è legata al caso di corruzione internazionale denominato “Lava Jato”, che coinvolge Petrobras, si legge in una nota diffusa oggi dal MPC.

Nel 2018 la giustizia svizzera aveva avviato un’indagine penale nei confronti dell’istituto bancario basilese J. Safra Sarasin – una delle ex gestrici patrimoniali di Petrobras – e persone sconosciute per “sospetta complicità in corruzione di pubblici ufficiali stranieri e riciclaggio di denaro aggravato” commessi tra novembre 2011 e luglio 2014.

Secondo il MPC, varie relazioni bancarie sono state aperte presso J. Safra Sarasin in Svizzera e sono state utilizzate per ricevere o far transitare pagamenti corruttivi di una decina di società attive nel settore del petrolio e della costruzione.

Questi pagamenti erano destinati a quadri di alto livello della società statale Petrobras, anch’essi clienti di J. Safra Sarasin, in particolare per favorire gli interessi delle società nell’ambito dell’aggiudicazione, della negoziazione e/o del proseguimento di contratti conclusi con Petrobras e/o le sue filiali.

Trasferimenti per 42,5 milioni di dollari

Dall’inchiesta sono emerse numerose irregolarità all’interno della banca. La sua carente organizzazione ha permesso la commissione del reato di riciclaggio di denaro aggravato sotto forma di trasferimenti per un totale di circa 42,5 milioni di dollari.

A questo importo si aggiunge il trasferimento di 28,5 milioni di dollari, eseguito dalla banca ma rifiutato da banche destinatarie. Secondo il MPC, “queste irregolarità hanno minato l’integrità della piazza finanziaria svizzera”. La banca è stata pertanto riconosciuta colpevole di riciclaggio di denaro aggravato commesso al suo interno.

Tenuto conto del pagamento di 16 milioni di franchi da J. Safra Sarasin a Petrobras, il MPC non ordina un risarcimento, precisando che la maggior parte dei fondi oggetto dei trasferimenti eseguiti presso l’istituto bancario è stata bloccata dalle autorità penali e rimpatriata in Brasile.

Ex gestrice patrimoniale condannata

Per quanto riguarda l’ex gestrice patrimoniale, nell’ambito della sua attività professionale esercitata presso un altro istituto bancario svizzero, ha commesso, tra il 15 novembre 2011 e il 30 luglio 2014, atti volti a ostacolare l’identificazione e la confisca di valori patrimoniali derivanti dal reato di corruzione di pubblici ufficiali stranieri. Le sue condotte sono durate più di tre anni e hanno interessato oltre 29,2 milioni di dollari. La donna è stata quindi riconosciuta colpevole di riciclaggio di denaro aggravato.

Visto che l’inchiesta non ha permesso di stabilire che l’ex gestrice patrimoniale e J. Safra Sarasin abbiano intenzionalmente contribuito all’esecuzione dei pagamenti corruttivi oggetto d’indagine, il procedimento penale nei loro confronti per sospetta complicità in corruzione di pubblici ufficiali stranieri è stato abbandonato. Il MPC ha abbandonato anche il procedimento condotto per sospetta complicità in corruzione di pubblici ufficiali stranieri e riciclaggio di denaro aggravato nei confronti del terzo imputato.

Complicazioni e ritardi

Nella sua nota, il MPC sottolinea che l’istruzione del procedimento è stata notevolmente complicata e ritardata dalle procedure di dissigillamento condotte in parallelo dal competente Tribunale dei provvedimenti coercitivi. In particolare, il MPC ha avuto accesso al contenuto delle caselle di posta elettronica dei due imputati (persone fisiche) nel novembre e nel dicembre 2024, ossia cinque anni e mezzo dopo la perquisizione e la presentazione della domanda di dissigillamento.

Le parti hanno dichiarato di rinunciare a presentare opposizione contro il decreto penale e di abbandono. Questo è quindi cresciuto in giudicato, conclude la procura federale.

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