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Raiffeisen: “rischi di revisione al ribasso Pil della Svizzera”

Keystone-SDA

I dazi americani imposti alla Svizzera sono più alti del previsto e non è in vista alcun accordo commerciale: i rischi di una revisione al ribasso delle stime sulla crescita dell'economia sono quindi aumentati, afferma Raiffeisen in un'analisi pubblicata oggi.

(Keystone-ATS) Gli esperti della banca prevedono che il prodotto interno lordo (Pil) – al netto degli eventi sportivi – aumenterà dello 0,9% nel 2025, un dato che era già stato corretto in aprile (dal +1,3%) proprio per via delle barriere doganali. Anche per il 2026 la stima rimane all’1,0%.

“La Svizzera si è lasciata sfuggire il momento giusto poiché, data la grande importanza delle esportazioni farmaceutiche, il nostro paese si presenta come destinazione ideale per abbattere la resistenza del settore dei medicamenti nei confronti della riduzione dei prezzi dei medicinali negli Stati Uniti”, osserva l’economista capo di Raiffeisen Fredy Hasenmaile, citato in un comunicato.

Invece di negoziare rapidamente un accordo con delle concessioni, ora il paese potrebbe finire in acque ancora più agitate: sembra ormai quasi impossibile che le trattative per la riduzione dei dazi possano concludersi con un risultato in qualche modo accettabile. “La Confederazione rischia quindi di dover fare i conti con dazi statunitensi sgradevolmente elevati”, sottolinea lo specialista.

La Svizzera deve pertanto prepararsi a far fronte a un rallentamento della crescita, a maggior ragione dato il doloroso svantaggio competitivo maturato nei confronti dei paesi dell’Ue e della Gran Bretagna. Dopo l’annuncio dei dazi americani dello scorso 2 aprile, Raiffeisen aveva rivisto al ribasso il pronostico sul Pil. “Sapendo che non è ancora detta l’ultima parola abbiamo mantenuto questa previsione nonostante la temporanea distensione. A fronte della recente disillusione, per il momento questa valutazione non necessita di essere ulteriormente rivista al ribasso”, continua Hasenmaile. Tale possibilità rischia però di concretizzarsi se sulla Svizzera dovesse abbattersi un’altra brutta notizia, come l’imposizione di dazi settoriali sull’industria farmaceutica.

La scure dei dazi si ripercuote anche sulla politica monetaria, poiché il paese sta per rivedere i tassi negativi. La Banca nazionale svizzera (BNS) è consapevole dei possibili effetti collaterali di un tale provvedimento e nella sua ultima valutazione della situazione di politica monetaria ha chiarito che l’introduzione dei tassi dovrebbe superare ostacoli più elevati rispetto ai recenti tagli. “Con la prospettiva di un onere doganale moderato, fino a poco tempo fa la BNS non avvertiva l’urgenza di intervenire”, argomenta Hasenmaile. “Ma con l’imposizione dei dazi più alti d’Europa aumenta il rischio che la l’istituto alla fine non possa evitare l’introduzione di tassi negativi. Il confronto con gli Stati Uniti ha infatti ridotto anche il margine di manovra per operazioni sul mercato valutario, in quanto tali misure rischiano di farci finire ancora di più nel mirino della politica di potenza statunitense”, conclude il professionista.

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