Il merito di una contrazione annuale dell'8,8% è principalmente dell'efficienza degli immobili e del maggiore impiego delle energie rinnovabili per il riscaldamento. Il WWF rammenta che siamo tuttavia lontani dall'obiettivo.
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Keystone-ATS
Grazie alla migliore efficienza energetica degli immobili e al maggiore impiego delle energie rinnovabili per il riscaldamento, nel 2023 le emissioni di CO2 generate dall’uso di nafta e gas hanno registrato una contrazione dell’8,8% su un anno.
Le emissioni provenienti da benzina e diesel si sono invece attestate sui livelli del 2022, precisa una nota odierna dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM).
Al netto della correzione climatica – ossia tenendo conto dell’influsso delle temperature invernali sull’utilizzo di olio da riscaldamento e di gas -, le emissioni provenienti dai combustibili hanno fatto registrare una diminuzione del 41,7% rispetto al 1990. Tale evoluzione si spiega, stando all’UFAM, col miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici e col maggiore impiego delle energie rinnovabili per il riscaldamento.
Per i carburanti, invece, l’anno scorso le emissioni di CO2 sono rimaste invariate. Tuttavia, rispetto al 1990 si constata una diminuzione del 5,2%. Il fatto che dopo il 2022 le emissioni non siano più aumentate è da ricondurre sia ai cambiamenti di comportamento in termini di mobilità dovuti alla pandemia (più telelavoro e meno viaggi d’affari) che alla quota crescente di mobilità elettrica nel traffico stradale.
La quota di carburanti biogeni sull’utilizzo globale di carburanti è a sua volta leggermente aumentata nel 2023, arrivando ad attestarsi al 3,6% (2022: 3,4%).
Ancora lontani da obiettivi riduzione
In una presa di posizione, il WWF rammenta che nei 33 anni trascorsi dal 1990 le emissioni totali di combustibili e carburanti sono diminuite del 27%.
L’obiettivo della Confederazione, concordato a livello internazionale, è di dimezzare le emissioni entro il 2030. Secondo il WWF, insomma, la Svizzera deve ridurre le proprie emissioni di gas serra di un ulteriore 23% nei restanti sette anni, un obiettivo difficilmente raggiungibile con l’attuale politica climatica.
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