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Morto a 91 anni Quincy Jones, leggenda della musica afroamericana

Keystone-SDA

Il leggendario musicista statunitense Quincy Jones, produttore rivoluzionario che ha cambiato la musica afroamericana, è morto all'età di 91 anni domenica sera nella sua casa di Bel Air a Los Angeles.

(Keystone-ATS) Quincy Jones “è morto serenamente nella sua casa di Bel Air, circondato dai suoi figli, dai suoi fratelli e dai suoi familiari più stretti”, ha detto il suo agente alla Cnn.

Insignito di 26 Grammy Award su 76 nominations e nel 1991 anche di un raro Grammy Legends Award, Jones è stato trombettista, caporchestra, compositore, arrangiatore e produttore discografico stabilendo una linea di continuità fra la tradizione delle big band e l’uso degli strumenti elettronici, fra il jazz e le musiche di consumo, che ha contribuito a elevare a dignità artistica.

L’esordio alla tromba

Nato a Chicago il 14 marzo 1933, Quincy Jones iniziò la carriera come trombettista nell’orchestra di Lionel Hampton nel 1953, abbandonò progressivamente tale strumento a favore della composizione e dell’arrangiamento per proprie orchestre e spesso per quella di Count Basie, e per cantanti sia bianchi sia di colore (Ella Fitzgerald, Ray Charles, Frank Sinatra, tra gli altri).

Jones ha prodotto dischi di enorme successo, a suo nome e per altri. Ha prodotto l’album più venduto della storia, “Thriller” di Michael Jackson e la canzone-evento “We Are the World” del 1985, realizzata a scopo benefico, scritta da Jackson e da Lionel Richie ed eseguita da un supergruppo formato da 45 big della scena musicale. È stato anche uno dei produttori esecutivi per la serie televisiva “Willy il principe di Bel-Air”. È pure attivista per i diritti degli afroamericani e soprattutto talent scout.

Ha prodotto più di 3mila album

Come musicista Quincy Jones è passato dal bebop di Charlie Parker e Dizzy Gillespie al laptop, vivendo al massimo e sempre sull’onda dello spirito del tempo con un atteggiamento da visionario, nonostante un doppio aneurisma cerebrale nel 1974, che gli costò due operazioni a cranio aperto, e un coma diabietico nel 2015, causato dall’abuso di alcol.

Quincy Jones ha registrato oltre 2’900 canzoni e più di 3’000 album tra i suoi e quelli prodotti, composto una cinquantina di colonne sonore per il cinema e per la televisione: spiccano le musiche per i film “La calda notte dell’ispettore Tibbs” (1967) di Norman Jewison, “Fiore di cactus” (1969) di Gene Saks e “Getaway!” (1972) di Sam Peckinpah; più le musiche scritte per serie tv quali “Ironside”, “Sanford and Son”, “Radici” e “The Bill Cosby Show”.

Da Miles Davis a Micheal Jackson

La straordinaria abilità di Jones nel miscelare sapientemente suoni appartenenti ai più disparati generi musicali diventò ben presto il suo marchio di fabbrica come compositore e produttore. Esordì nel pop con l’arrangiamento di un successo del 1963, “It’s My Party” di Lesley Gore. Nei successivi trent’anni della sua carriera le sue produzioni per alcuni dei più importanti artisti musicali, tra i quali Miles Davis, Frank Sinatra, Nana Mouskouri, Dinah Washington e Michael Jackson, hanno influenzato il panorama pop.

Tuttavia non cessò mai delle produzioni proprie, come “Big Band Bossa Nova” (rilanciata quarant’anni dopo come colonna sonora dei tre film della serie Austin Powers), “Walking in Space”, “Gula Matari”, “Smackwater Jack”, “Body Heat”, “Mellow Madness”, “I Heard That” e “The Dude”.

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