AAA Sindaco cercasi
Molti Comuni italiani, soprattutto quelli più piccoli, fanno fatica a trovare amministratori comunali. Robecco d'Oglio, nel Cremonese, è rimasto senza sindaco. Reportage.
Arriviamo a Robecco d’Oglio nella tarda mattinata di una rovente giornata di luglio, e nel bel parco che ospita la sede del Comune c’è un viavai di cittadini: è giovedì, il giorno della consegna dei sacchetti per la raccolta differenziata dell’immondizia. “Lo vede perché non c’è bisogno di un Sindaco? — commenta Aldo, un pensionato — i servizi essenziali funzionano lo stesso e non dobbiamo stare dietro alle promesse elettorali e alle beghe tra partiti”.
Dal 12 giugno Marco Pipperi, che ha guidato il paese per tre mandati (15 anni) ha lasciato il suo ufficio al commissario prefettizio, Filomena Formisano, che si occuperà dell’ordinaria amministrazione per un anno, fino alle prossime elezioni. Sempre che le elezioni si facciano, perché potrebbe ripresentarsi lo stesso problema: ci sarà un gruppo di persone decise a comporre almeno una lista da presentare ai cittadini?
In Paese non tutti la pensano come il signor Aldo, c’è chi è dispiaciuto per il Comune rimasto senza una guida politica. “Il commissario può gestire la riparazione una strada o di un acquedotto — dice Angela, insegnante di scuola primaria — ma non può fare una programmazione, non può stabilire un progetto di comunità, di paese, con delle priorità e delle scelte proprie”.
Partecipare alla cosa pubblica, ma in altre forme
“La politica è visione — le fa eco Paolo, che incontriamo al bar dall’altro lato della strada — e senza visione non c’è sviluppo, non c’è futuro”.
Tuttavia, in generale la comunità di questo paese di 2’332 abitanti nella campagna lombarda, circondato da campi di mais e allevamenti di bestiame e ancora legato a un’economia agricola, non sembra preoccupata dalla mancanza di un’amministrazione politica eletta.
La sensazione è che anche qui, come a livello nazionale, il disinteresse per la partecipazione politica sia un problema, anche se l’ex Sindaco Marco Pipperi ci ricorda che “non è vero che la cittadinanza non ha a cuore il futuro del paese, perché partecipa alla cosa pubblica in altre forme e con altri strumenti: penso alla associazioni sportive, di volontariato e culturali che tengono insieme e fanno vivere la comunità”.
Nel 2021 in Italia sono rimasti senza amministrazione politica 205 Comuni. Questo succede per vari motivi, il più frequente sono i contrasti politici nella maggioranza (con le dimissioni del sindaco o della maggioranza dei consiglieri), la mancata approvazione del bilancio, la decadenza del sindaco, fino a quello che forse è il caso più noto, ovvero le infiltrazioni della criminalità organizzata nel consiglio comunale (41 casi, il 20% del totale).
Quello della mancanza di candidati e candidate per ricoprire incarichi elettivi a livello comunali è un problema che tocca anche molte località svizzere, in particolare i Comuni più piccoli.
Secondo il monitoraggio municipale 2017, circa il 50% dei Comuni in Svizzera fa fatica a reclutare collaboratori per l’amministrazione comunale. Va precisato che nella Confederazione – soprattutto nei Comuni più piccoli – la colonna portante per quanto concerne la giunta e il consiglio comunale è il sistema di milizia. In altre parole, gli eletti e le elette in generale non ricevono alcun compenso, eccezion fatta per alcune cariche, ad esempio quella di sindaco.
Meno frequente (18 casi nel 2021) è il caso come quello di Robecco d’Oglio, dove il Consiglio e la Giunta non si formano perché non sono state presentate le liste elettorali, e quindi per assenza di candidati, o perché al momento del voto non si è raggiunto il quorum, che nei Comuni in cui è presente una sola lista di candidati è del 50%.
Perdita di fiducia
“I cittadini non partecipano alla politica attiva innanzitutto perché nessuno glielo chiede — ci spiega Marco Brunazzo, politologo e docente di Scienza Politica all’Università di Trento — perché spesso restano al di fuori dei circuiti virtuosi della partecipazione, dove sono i partiti o le associazioni più forti che reclutano i candidati, lasciando fuori quei cittadini che vorrebbero spendersi ma non ne hanno occasione”.
“Inoltre impegnarsi attivamente in politica richiede tempo — aggiunge Brunazzo — un investimento economico e anche psicologico, oltre alla sfiducia diffusa in seguito alla verticalizzazione della politica, a cui assistiamo da almeno un ventennio, ovvero quello spostamento del potere decisionale nelle mani dell’esecutivo (Sindaco, Governo) che ha penalizzato le istituzioni rappresentative come i parlamenti e i consigli comunali; infine un ulteriore danno lo ha fatto la personalizzazione, incentivata dalle leggi elettorali ma anche dalle nuove opportunità offerte dai mezzi comunicazione”.
“Dunque — conclude l’esperto — perché devo fare fatica per essere eletto in un consiglio comunale se le decisioni vengono prese dai vertici?”.
A complicare ulteriormente il quadro c’è la perdita d’importanza dell’ideologia, che un tempo era l’ingrediente principale della passione politica, a vantaggio dei tecnicismi, ma anche il fatto che le decisioni possibili sono sempre più vincolate, le strade delle assemblee parlamentari sono sempre più strette anche a causa del lavoro delle istituzioni sovranazionali, come l’Unione europea, che restringono l’ambito d’azione delle istituzioni politiche nazionali o locali.
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