Processo ex Ceo Elvetino: la sentenza il 25 ottobre
(Keystone-ATS) Sarà annunciata il prossimo 25 ottobre la sentenza nei confronti dell’ex Ceo di Elvetino accusato di avere attinto a piene mani dalle casse dell’azienda. Il dibattimento è terminato questa sera davanti al Tribunale distrettuale di Zurigo.
Elvetino SA è una società interamente controllata dalle FFS. Queste ultime hanno licenziato il responsabile della ristorazione ferroviaria con effetto immediato nel 2017, adducendo come motivi la fine del rapporto di fiducia e non meglio precisate violazioni di legge.
Le accuse nei suoi confronti sono emerse soltanto in vista del processo. Il 68enne di Zugo, che nella primavera del 2019 ha passato un mese in detenzione preventiva, è accusato in particolare di amministrazione infedele, appropriazione indebita e truffa.
Il procuratore pubblico ha chiesto nei suoi confronti una condanna a tre anni e otto mesi di detenzione. Ventiquattro e rispettivamente 18 mesi con la condizionale sono invece le richieste di pena per due amici e soci in affari: un 78enne ingaggiato come consulente e un 68enne che si è occupato di importazioni dalla Cina.
Gli avvocati dei tre imputati hanno tutti chiesto il proscioglimento dei rispettivi assistiti. Uno dei due legali dell’ex Ceo ha ad esempio sostenuto che l’azienda non ha subito alcun danno economico.
Causale del bonifico: “raccolta di patate”
Stando all’atto d’accusa, poco dopo essere entrato in Elvetino, nel 2011, il nuovo Ceo assunse come consulente un vecchio amico, titolare di un diploma di commercio e marinaio di professione. Quest’ultimo usava fatturare le sue consulenze per Elvetino a una tariffa giornaliera di 2500 franchi. Nel corso degli anni, l’amico ha così guadagnato quasi un milione di franchi.
Nel 2015, il Ceo si accordò inoltre con l’amico affinché quest’ultimo gli restituisse il 20% del compenso come “ringraziamento” per i vari incarichi. A questo scopo, il consulente usava indicare come causale dei vari bonifici la “raccolta di patate” o la “raccolta di mango”. In questo modo l’ex Ceo avrebbe intascato illegalmente 107’250 franchi.
Importazioni dalla Cina e tartufi in Ungheria
Insieme a un altro amico, un collega conosciuto in un club di pallamano, l’ex direttore di Elvetino ha inoltre fondato una società che importava articoli per la ristorazione dalla Cina. Società che avrebbe poi venduto gli articoli a Elvetino a prezzi notevolmente gonfiati.
L’imputato è inoltre accusato di avere usato soldi dell’azienda per entrare nel commercio di tartufi in Ungheria e per creare una fondazione per gli orfani in Uganda, nel cui consiglio di amministrazione sedevano solo egli stesso e il suo vecchio amico “consulente”.
Fra le altre accuse quella di essersi aumentato lo stipendio e di aver sperperato ingenti somme di denaro per le spese e per viaggi privati di lusso con la sua compagna.