Prezzi alla produzione e all’importazione ancora in calo
Ulteriori segnali di rallentamento del rincaro sul fronte aziendale: in novembre i prezzi alla produzione e all'importazione sono scesi dello 0,5% rispetto a ottobre.
(Keystone-ATS) Su base annua si regista una flessione dell’1,6%, ciò che costituisce il 31esimo arretramento consecutivo, emerge dalle informazioni diffuse stamani dall’Ufficio federale di statistica (UST).
Nel dettaglio, per quanto riguarda il dato sui soli prezzi alla produzione – che mostra l’evoluzione relativa ai prodotti indigeni – si è assistito rispettivamente a una diminuzione dello 0,5% mensile e a una contrazione dell’1,2% rispetto allo stesso mese del 2024. Nel confronto con ottobre sono diventati più a buon mercato soprattutto gli articoli farmaceutici e quelli chimici, mentre è aumentato il costo dei prodotti petroliferi.
Il secondo sottoindice, quello dei prezzi all’importazione, presenta un’evoluzione analoga: risulta in lieve flessione il dato mensile (-0,4%) ed è in forte diminuzione quello annuo (-2,5%). Si è dovuto pagare di più – nel paragone mensile – per i prodotti petroliferi; prezzi in contrazione sono stati rilevati per contro per il petrolio greggio, il gas naturale, nonché i prodotti farmaceutici e chimici.
L’indice dei prezzi alla produzione e all’importazione è un indicatore congiunturale che riflette l’andamento dell’offerta e della domanda sui mercati dei beni, spiegava tempo fa l’UST. Il dato è considerato un parametro importante per capire lo sviluppo dei prezzi al consumo (cioè l’inflazione), poiché i costi di produzione sono normalmente trasferiti sui prodotti finali. Tuttavia mostra oscillazioni significativamente più marcate ed è molto più volatile a causa della forte dipendenza dalle materie prime.
Come si ricorderà in Svizzera l’inflazione è scesa allo 0,0% in novembre, dopo il +0,1% registrato in ottobre e il +0,2% di luglio, agosto e settembre. Si tratta di un dato quindi ancora solo per un soffio in linea con l’obiettivo di stabilità dei prezzi della Banca nazionale svizzera (BNS), che l’istituto identifica come un rincaro compreso fra lo 0% e il 2%.
I vari attori economici che pubblicano previsioni sul tema (a titolo d’esempio Seco, Ocse, KOF, Economiesuisse, UBS, Fondo monetario internazionale e altri ancora) pronosticano che nell’insieme del 2025 la crescita dei prezzi si attesterà a valori compresi fra lo 0,1% e lo 0,3%; per quanto riguarda il 2026 le stime si muovono in una fascia fra lo 0,3% e lo 0,6%. L’inflazione aveva raggiunto nel 2022 un picco del 2,8%, salendo ai massimi da 30 anni, ed era poi calata al 2,1% nel 2023 e all’1,1% nel 2024.