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Piano USA-Russia, Kiev ceda Donbass e riduca esercito

Keystone-SDA

Kiev cede a Mosca parti dell'Ucraina orientale che attualmente non controlla e ridimensiona il suo esercito, in cambio di una non meglio precisata garanzia di sicurezza degli Stati Uniti per l'Ucraina e l'Europa contro future aggressioni russe.

(Keystone-ATS) È quanto prevede, in sintesi, un piano di pace per l’Ucraina in 28 punti che l’amministrazione Trump ha messo a punto segretamente in consultazione con Mosca, escludendo apparentemente gli europei e la stessa Kiev, informati solo ora. Coinvolti invece Qatar e Turchia. Lo rivela Axios citando dirigenti americani e russi, nel giorno in cui Donald Trump rivela di aver detto tempo fa a Vladimir Putin “fammi risolvere la tua cavolo di guerra”.

Secondo Politico, che cita un alto funzionario della Casa Bianca, un quadro per la fine del conflitto dovrebbe essere concordato da tutte le parti entro la fine del mese, e possibilmente “già questa settimana”. Il Cremlino minimizza e taglia corto: “Al momento non ci sono novità in questo caso di cui potremmo informarvi, oltre a quanto discusso ad Anchorage”, ha commentato il portavoce Dmitri Peskov, riferendosi all’ultimo summit fra Trump e lo zar in Alaska.

Ma qualcosa sembra muoversi, mentre il Pentagono invia una delegazione a Kiev e l’inviato USA Steve Witkoff annulla il viaggio in Turchia per incontrare Volodymyr Zelensky, volato ad Ankara da Recep Tayyip Erdoğan, il quale ha rilanciato i colloqui di pace di Istanbul con Mosca. Witkoff avrebbe rimandato la missione dopo aver saputo che Zelensky non era interessato a discutere il piano di Trump ma quello elaborato con i partner europei, di cui chiede il coinvolgimento.

Il nuovo piano per Kiev, ispirato a quello per Gaza in 20 punti, è articolato in quattro aree principali: pace in Ucraina, garanzie di sicurezza, sicurezza in Europa e future relazioni degli USA con Russia e Ucraina. Secondo il piano, Mosca otterrebbe il pieno controllo de facto di Lugansk e Donetsk, ossia del Donbass. Pur finendo sotto il controllo russo, le aree del Donbass da cui l’Ucraina si ritirerebbe sarebbero considerate una zona smilitarizzata, senza possibilità per Mosca di posizionare truppe lì.

In altre due regioni devastate dalla guerra, Kherson e Zaporizhzhia, le linee del fronte attuali sarebbero per lo più congelate, con la Russia che restituirebbe parte dei territori tramite negoziazioni. Gli Stati Uniti e altri Paesi riconoscerebbero Crimea e Donbass come territori legittimamente russi, ma Kiev non sarebbe obbligata a farlo. Previste anche limitazioni sulla dimensione dell’esercito ucraino e sulle sue armi a lungo raggio.

A guidare la redazione del piano è Witkoff che, insieme ad altri membri dell’amministrazione USA, ne ha discusso a fine ottobre per tre giorni a Miami con l’inviato (informale) del Cremlino Kirill Dmitriev, capo del fondo sovrano russo. Dmitriev ha espresso ottimismo sulle possibilità di successo dell’accordo perché, ha spiegato, a differenza dei tentativi passati, “sentiamo che la posizione russa viene davvero ascoltata”.

Secondo un funzionario ucraino citato da Axios, Witkoff ha discusso del piano anche con il consigliere per la sicurezza nazionale di Zelensky, Rustem Umerov, in un incontro tenutosi all’inizio della settimana, sempre a Miami. “Sappiamo che gli americani stanno lavorando a qualcosa”, ha detto la fonte. Ma, secondo Politico, il piano di pace non sembra aver avuto alcun input da Kiev né dagli europei.

E la Casa Bianca vorrebbe presentarlo come un fatto compiuto a Zelensky, convinta che, sotto pressione sia sul fronte militare sia su quello interno (a causa di un imbarazzante scandalo di corruzione), dovrà accettarlo. “Non ci interessano davvero gli europei, si tratta di far accettare l’Ucraina”, ha detto un dirigente USA, mentre martedì sera a Berlino il cancelliere tedesco Friedrich Merz tiene un incontro nel formato E3 col presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Keir Starmer.

Che qualcosa si stia muovendo lo conferma anche la decisione di Trump di inviare a Kiev una delegazione di alto livello del Pentagono. Il segretario all’esercito Dan Driscoll, insieme a due generali a quattro stelle (Chris Donahue, comandante delle truppe USA in Europa, e Randy George, capo di stato maggiore dell’esercito), incontrerà Zelensky e altri funzionari ucraini, oltre a rappresentanti militari e industriali.

Ma in un secondo momento Driscoll, compagno di studi alla Yale Law School del vicepresidente JD Vance, prevede di vedere anche funzionari russi. La decisione della Casa Bianca di ricorrere a Driscoll e ad alti ufficiali è motivata in parte dalla convinzione che Mosca possa essere più aperta a negoziati mediati dai militari.

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