Onu, la fame nel mondo è aumentata nel 2024
(Keystone-ATS) Il numero di persone che soffrono la fame in tutto il mondo è aumentato quest’anno, in gran parte a causa dei conflitti in corso a Gaza e in Sudan.
Secondo Arif Husain, Capo Economista del WFP, il crescente onere globale delle crisi alimentari è passato da 90 milioni di persone nel 2023 a circa 99 milioni quest’anno. L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sulle crisi alimentari globali rileva che quasi due milioni di persone stanno lottando con un livello estremo di insicurezza alimentare e “l’esaurimento delle capacità di adattamento”, con un rischio significativamente aumentato di malnutrizione acuta e morte.
Questa situazione, spiega il rapporto “oltre a causare malnutrizione acuta diffusa e decessi a breve termine, ha importanti conseguenze umane, sociali ed economiche a lungo termine”. E, mentre il miglioramento dei raccolti ha contribuito a ridurre la fame in diversi paesi, tra cui Kenya, Repubblica Democratica del Congo, Guatemala, Libano e Afghanistan, “la situazione a Gaza è una delle più gravi crisi alimentari e nutrizionali della storia”.
Víctor Aguayo, direttore dell’Unicef per la Nutrizione Infantile, di ritorno dall’enclave palestinese ha sottolineato che l’impatto della guerra e le severe restrizioni imposte alla risposta umanitaria hanno portato a un “completo collasso” dei sistemi alimentari, sanitari e di protezione, con conseguenze catastrofiche. “La dieta dei bambini di Gaza è estremamente povera sottolinea. Si stima che oltre il 90% dei bambini mangi al massimo due tipi di cibo al giorno per settimane o mesi, nel contesto di una grave mancanza di accesso all’acqua pulita e ai servizi igienico-sanitari”.
Si stima che più di 50’000 bambini hanno bisogno di cure immediate per la malnutrizione acuta. E se in Sudan, il conflitto in corso ha portato un rapido deterioramento della sicurezza alimentare, con circa il 26% in più di persone che affrontano alti livelli di insicurezza alimentare acuta, la crisi sta colpendo anche i paesi vicini, tra cui il Ciad e il Sud Sudan, che ospitano un gran numero di rifugiati sudanesi.