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Non sacrificare la domenica sull’altare del profitto

Keystone-SDA

Il numero di persone che lavorano di domenica è in aumento, un fenomeno quest'ultimo che colpisce soprattutto le persone particolarmente vulnerabili, in particolare le donne, ma anche migranti e persone con mansioni precarie.

(Keystone-ATS) È quanto sostiene “L’alleanza per la domenica” (“SonntagsAllianz”), formata da sindacati, medici, chiese e organizzazioni femminili, che invita a non sacrificare questo “bene comune” agli interessi economici a breve termine.

Secondo un nuovo studio presentato oggi ai media, il lavoro domenicale nuoce al benessere fisico, psichico e sociale, in particolare quando le possibilità di organizzare l’orario di lavoro sono limitate. Ciò non riguarda solo i lavoratori, ma anche le loro famiglie, denuncia l’alleanza.

Fra coloro che lavorano di domenica non è raro riscontrare disturbi del sonno, ma anche problemi cardiocircolatori fino alla depressione causati dall’impossibilità di recuperare le forze.

Questa coalizione si oppone ai progetti attualmente all’esame volti ad allentare il diritto del lavoro. Secondo l’alleanza, il lavoro domenicale deve rimanere limitato alle professioni “indispensabili” per la società.

“Le conseguenze del lavoro domenicale ci preoccupano molto come sindacato”, ha affermato ai media Vania Alleva, vicepresidente dell’Unione sindacale svizzera. “L’ignoranza politica nei confronti delle esigenze dei lavoratori non è solo deludente, ma anche pericolosa”.

Per Adrian Wüthrich, presidente di Travail.Suisse, le assenze per motivi di salute hanno raggiunto livelli senza precedenti. “A causa dello stress diffuso sul lavoro e della crescente stanchezza, sempre più lavoratori si assentano dal lavoro”, ha spiegato

A detta dell’Ufficio federale di statistica, in Svizzera il 15,6% dei lavoratori lavora regolarmente la domenica, un altro 7,9% in modo irregolare. Si riscontrano grandi differenze tra i vari settori economici. Nei settori dell’agricoltura e della silvicoltura o in quello alberghiero e della ristorazione, un dipendente su due deve lavorare la domenica. Nel settore sanitario e sociale o nelle aziende di trasporto, la percentuale è leggermente inferiore a un terzo.

La settimana scorsa, la Commissione dell’economia e dei tributi del consiglio degli Stati ha inviato in consultazione fino al 17 di novembre un progetto di legge – frutto di un’iniziativa del canton Zurigo – che vorrebbe consentire l’apertura domenicale dei negozi senza autorizzazione per 12 domeniche all’anno, invece delle quattro di adesso.

La commissione è convinta che un simile cambiamento alla Legge federale sul lavoro risponda alle esigenze di maggiore flessibilità per quanto riguarda gli orari di apertura al fine di rispondere alle esigenze dei consumatori e degli stessi negozi, in particolare accrescendo la competitività di quest’ultimi nei confronti del commercio online e dei commercianti della fascia di confine estera.

I Cantoni, stando al progetto, rimarrebbero in ogni caso liberi di decidere se e in quale misura intendono fare uso di questa possibilità. Rimangono peraltro invariate anche le altre disposizioni a tutela dei lavoratori.

Una minoranza della commissione non ne vuole invece sapere: a suo avviso, la domenica deve rimanere per quanto possibile il giorno riservato al riposo e alla cura dei rapporti sociali. Si teme che, in forza della nuova disposizione, numerosi lavoratori possano essere messi sotto pressione e indotti a lavorare di domenica.

Tale minoranza chiede inoltre che l’estensione del lavoro domenicale sia subordinata alla presenza nel settore interessato, a livello federale o cantonale, di un contratto collettivo di lavoro avente carattere obbligatorio generale.

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