Mpox, in Europa non è emergenza e non è il nuovo Covid
(Keystone-ATS) In Europa non c’è una emergenza e il vaiolo delle scimmie non va considerato come un nuovo Covid.
Solidarietà e un approccio strettamente coordinato sono la chiave per affrontare la malattia, chiamata Mpox, secondo il Comitato per la sicurezza sanitaria Ue e l’Organizzazione mondiale della sanità Europa.
Diversa la situazione in altre parti del mondo, con l’Africa che ha un disperato bisogno di vaccini, come rileva Medici Senza Frontiere, e l Messico che vede aumentare a 53 i casi diagnosticati.
In un incontro con la stampa il portavoce della Commissione europea Stefan De Keersmaecker ha dichiarato che “la situazione su Mpox non deve essere essere considerata una emergenza per la sicurezza sanitaria in Europa”. In sintonia l’Organizzazione mondiale della sanità Europa, che in un messaggio dichiara che “il vaiolo delle scimmie non è il ‘nuovo Covid'”.
“Sappiamo come controllare l’infezione e, in Europa, sono già state messe in atto le misure necessarie per eliminarne del tutto la trasmissione”, afferma il direttore regionale per l’Europa dell’Oms, Hans Henri P. Kluge. “Conosciamo già molto del clade II”, aggiunge riferendosi al sottotipo del virus meno aggressivo e responsabile dell’epidemia che nel 2022 colpì l’Europa, mentre “dobbiamo ancora saperne di più sul clade I”, responsabile dell’epidemia in Africa centro-orientale.
Per Kluge “l’azione non discriminatoria in materia di sanità pubblica e la vaccinazione contro la malattia hanno contribuito a controllare l’epidemia”. Di qui l’esortazione ai governi e alle autorità sanitarie a rafforzare la sorveglianza e la diagnostica e a procurarsi vaccini e antivirali per coloro che potrebbero averne bisogno. L’epidemia va “affrontata insieme, in tutti i continenti”, aggiunge. “Nel 2022 – conclude – l’Mpox ci ha mostrato che può diffondersi rapidamente in tutto il mondo”.
Attualmente, ogni mese, in Europa, assistiamo a circa 100 nuovi casi di MPOX clade II. Ma in questo momento l’emergenza è l’Africa e l’attuale stato di allerta dovuto al clade I offre all’Europa l’opportunità di concentrarsi nuovamente sul clade II. In ogni caso “solidarietà” con gli individui e le comunità colpite dal vaiolo è la parola chiave. Occorre sostenere le persone colpite colpite lavorando direttamente con loro, sia in questo momento critico che a lungo termine”.
Ed è per l’Africa che Medici senza frontiere lancia un appello ai Paesi in possesso di riserve di vaccini contro Mpox e che non abbiano focolai attivi, a donarle ai Paesi dell’Africa nel giro di due settimane, che è il tempo stimato per mantenere sotto controllo l’emergenza. Basti pensare che i casi registrati in Africa dall’inizio dell’anno sono 15mila casi di Mprox e oltre 479 i morti, la maggioranza nella Repubblica Democratica del Congo.
Msf chiede inoltre all’azienda Bavarian Nordic, produttrice del vaccino contro Mpox, di abbassare i prezzi dei vaccini per facilitarne l’acquisto. La Ong stima 10 milioni di dosi necessarie in Africa e un minimo di 3 milioni di dosi per la Repubblica Democratica del Congo per interrompere la catena di contagi.