Quando il rimpatrio è volontario
L'anno scorso il numero di ritorni volontari dall'Italia è quasi stato uguale a quello dei rimpatri forzati. Una misura di cui si parla poco, ma che sembra stia dando buoni frutti. E che soprattutto è molto meno complessa ed onerosa dei rinvii forzati.
Questo contenuto è stato pubblicato il 15 giugno 2018 - 09:15Salvini ha promesso di rinviare mezzo milione di persone che si trovano in Italia in situazione irregolare. Il primo segnale di quella che vuole mostrarsi come una politica inflessibile è arrivato con la vicenda della nave Aquarius. La promessa sembra trovare ampio sostegno, tuttavia non è chiaro come potrà essere attuata. Secondo alcuni è infattibile, perché renderebbe necessario un ponte aereo dal costo di oltre un miliardo e ci si impiegherebbero circa 30 anni. Senza contare il fatto che mancano gli accordi bilaterali, obbligatori per il rimpatrio forzato, con una decina di paesi d’origine.
Rimpatri forzati
Lo scorso anno, l’Italia è stata in grado di rimpatriare forzatamente poco più di 6 mila immigrati. In tutti i paesi d’Europa, solo la metà degli stranieri che hanno ricevuto un provvedimento di allontanamento o d’espulsione lascia effettivamente il paese ospitante. Il rimpatrio forzato è una procedura è complessa e onerosa. Distoglie molte risorse amministrative e di polizia. In l’Italia questo fenomeno è particolarmente accentuato per la mole dei migranti in transito.
Rimpatri volontari
Di un'altra misura si parla però molto poco, malgrado sembra stia dando buoni frutti, i ritorni volontari. Lo scorso anno circa 4 mila migranti sono tornati a casa grazie a questa misura. Molto più economici e sostenibili, in Italia hanno quasi eguagliato i rimpatri forzati, nonostante non siano pubblicizzati come meriterebbero. Molti immigrati irregolari restano imprigionati in un circolo vizioso e spesso non riescono a tornare indietro per mancanza di possibilità economiche.
La misura inoltre non necessita dell’accordo bilaterale con il paese d’origine ed è rispettosa della dignità delle persone. Prevede il biglietto di ritorno, del cash per le prime spese e un aiuto economico per ricominciare una nuova vita. Nonostante queste sovvenzioni la misura costa circa un terzo rispetto ai rimpatri forzati.
I ritorni volontari stanno crescendo in tutta Europa. In Germania, Belgio e Olanda sono già prioritari. La Svizzera attualmente sostiene il ritorno volontario di circa cento immigrati ogni mese e prevede sovvenzioni variabili in base alla nazionalità dei beneficiari, in alcuni casi lo sforzo economico può essere anche maggiore a fronte di maggiori percentuali successo.
Gus, Gruppo umana solidarietà
L’associazione ha appena rimpatriato 180 immigrati attraverso i “ritorni volontari“. Ognuno di loro ha ricevuto, oltre alle spese di viaggio, un aiuto economico di 2 mila euro per ripartire. Una volta avviati i progetti nel loro paese le persone inviano messaggi e fotografie per l'archivio dell'associazione. Una giovane donna ha inviato le foto del suo negozio di parrucchiere dalla Nigeria, chi una pescheria, chi un pollaio, un moto-taxi e molte altre attività.
Baobab Experience
Sul fronte di chi resta, più che paura per gli annunci del nuovo governo, tra gli immigrati e i volontari che li assistono, c’è molta rassegnazione. L’organizzazione fornisce primo soccorso e assistenza in un campo abusivo, una tendopoli di migranti con molte famiglie e bambini, in piena città a Roma, senza acqua corrente e bagni. L'insediamento è nato nel parcheggio di un fabbricato dismesso in zona Tiburtina è abitato da migranti di passaggio e da poveri che non trovano di meglio.
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