Messico: oggi al voto per prima elezione diretta giudici

Urne aperte oggi in Messico dove si svolgono le prime elezioni per scegliere direttamente oltre 2600 giudici e magistrati, compresi i nove della Corte Suprema, 888 giudici federali e 1800 statali, metà dei togati del Paese.
(Keystone-ATS) Il voto è il risultato della riforma costituzionale approvata lo scorso anno nelle ultime settimane di mandato dell’ex presidente Andres Manuel Lopez Obrador, che sosteneva che in questo modo si rende il sistema giudiziario più democratico, contrastando il nepotismo e corruzione favorito dal sistema delle nomine.
Ma in molti temono che questa elezione diretta dei giudici rischi di esporre il sistema alle influenze della politica e, soprattutto, dei gruppi criminali, in particolare dei potenti cartelli del narcotraffico, finendo per compromettere l’indipendenza del potere giudiziario e la sua capacità di contrastare la corruzione e il crimine.
E portano a sostegno delle loro critiche il fatto che tra gli oltre 7mila candidati in lizza vi sia uno che ha scontato 5 anni di prigione negli Usa per aver cercato di contrabbandare droga, un altro coinvolto nell’omicidio di un giornalista ed almeno quattro che sono stati indagati per reati sessuali o crimine organizzato, riporta il New York Times.
“È molto facile immaginare una situazione in cui il crimine organizzato influenzi le elezioni, direttamente o indirettamente, e i voti che un giudice riceve”, ha dichiarato al Times, Amrit Singh, docente della Stanford University che ha studiato la riforma messicana illustrando il rischio che questa permetta alla criminalità organizzata, già infiltrata nei governi locali, le forze di sicurezza e il settore economico di gran parte del Messico, di allargare “i suoi tentacoli anche nel sistema giudiziario”.
Il partito di governo Morena ha minimizzato questo rischio e la presidente Claudia Sheinbaum, che sta quindi applicando la riforma varata dal suo predecessore, ha liquidato la presenza di alcuni candidati dubbi come “errore umano”. Il nuovo sistema prevede infatti che i candidati agli incarichi federali – che non possono essere sostenuti da partiti – vengano prima controllati e nominati da commissioni di valutazione, composte da membri dei tre rami del governo. E c’è chi ricorda come Morena controlla al momento il potere esecutivo e la maggioranza del Congresso, con la possibilità quindi di influenzare la scelta dei candidati.
La legge vieta anche ai candidati giudici di ricevere finanziamenti pubblici o privati, usando fondi propri per la campagna elettorale, misura che, con l’obiettivo di evitare pressioni politiche finisce però per favorire i candidati con possibilità economiche. Anche il tipo di campagna elettorale è soggetta a limitazioni, non potendo trasmettere spot in tv o radio, con la sola possibilità di promozione attraverso i sociali, con interviste e altri forum. Una volta eletti i giudici saranno sottoposti al controllo del tribunale giudiziario disciplinare. E anche questo organismo, si teme, rischia di essere influenzato da attori politici.