Mamdani vince le primarie a New York, l’ira del tycoon

Zohran Mamdani è ufficialmente il candidato democratico a sindaco di New York. Il socialista 33enne - secondo i dati ufficiali - ha vinto le primarie con un vantaggio di ben 12 punti sul suo maggiore rivale.
(Keystone-ATS) Ha ottenuto il 56% dei voti contro il 44% dell’ex governatore Andrew Cuomo. Una vittoria a sorpresa e storica che non è passata inosservata a Donald Trump.
“Non abbiamo bisogno di un comunista a sindaco di New York”, ha detto il presidente, che nei giorni scorsi ha minacciato di togliere tutti i fondi federali alla Grande Mela nel caso in cui Mamdani non si comportasse bene qualora fosse eletto.
L’ex rapper sfiderà a novembre nelle elezioni generali l’attuale primo cittadino Eric Adams, democratico che ha deciso di correre da indipendente per evitare le primarie, e il repubblicano fondatore dei Guardian Angels Curits Silwa.
Nonostante la pesante sconfitta che ha mandato all’aria il suo sogno di tornare in grande stile in politica dopo gli scandali, Cuomo non si è ritirato dalla corsa lasciandosi aperta la possibilità di candidarsi anche lui come indipendente a novembre. Un’ipotesi sostenuta da molti democratici moderati, preoccupati dall’ascesa di Mamdani e dalla possibilità che la sua vittoria alle primarie favorisca Adams, oggetto di forti critiche per le accuse di frode e corruzione poi ritirate in seguito all”intervento’ del dipartimento di Giustizia di Trump.
Preoccupate Wall Street e comunità ebraica
A essere particolarmente preoccupata per Mamdani è Wall Street, che vede nel democratico socialista un nemico. “Non penso che dovremmo avere miliardari, c’è bisogno di maggiore equità”, ha detto di recente il candidato dem tra lo scetticismo dei paperoni di Wall Street, preoccupati dalla possibilità che un 33enne senza molta esperienza alle spalle possa trovarsi alla guida di un’economia, quella di New York, che vale 2.000 miliardi.
Non è pienamente convinta da Mamdani neanche una buona fetta della comunità ebraica: in caso di vittoria, sarebbe il primo sindaco musulmano della città con la maggiore comunità ebraica al mondo.
Il diffuso scetticismo, alimentato dall’establishment democratica sconfitta pesantemente dopo aver scommesso su Cuomo, ha innescato grandi manovre dietro le quinte in vista di novembre per puntare su un altro candidato. I repubblicani restano alla finestra e guardano agli sviluppi, accarezzando il sogno di poter riuscire a espugnare una roccaforte democratica per eccellenza come New York.