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Malesia: azienda malese accusata di abusi su centinaia di minori

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) Una società malese che gestisce orfanotrofi e case di accoglienza è stata accusata in blocco di avere permesso e occultato abusi sistematici su centinaia di minori, almeno 400.

Una circostanza che i responsabili avevano fino ad ora negato nonostante l’arresto di 171 persone avvenuto tre giorni fa. Oggi, per la prima volta, un dirigente ha ammesso “uno o due casi di sodomia” nelle strutture, negando però che vi sia stata una cattiva condotta diffusa.

Tra gli arrestati mercoledì scorso dalla polizia malese figurano insegnanti di religione islamica e loro assistenti. Oltre 400 bambini sono stati portati in salvo dopo irruzioni in 20 rifugi di beneficenza.

In quello che si ritiene essere il caso peggiore che abbia colpito la Malesia negli ultimi decenni, la polizia sospetta che le vittime, di età compresa tra uno e 17 anni, siano state sottoposte ad aggressioni sessuali e fisiche, costrette dal personale della casa di accoglienza ad abusare l’una dell’altra.

Il Ceo di Global Ikhwan Service and Business Holding (GISBH), società di gestione dei rifugi che si dice collegata a una setta islamica proibita, ha negato fino ad ora tutte le accuse e perfino di gestire le case di cura. Tuttavia, in un video pubblicato oggi sulla pagina Facebook dell’azienda, l’amministratore delegato Nasiruddin Ali ha riconosciuto che l’azienda ha violato alcune leggi, senza fornire dettagli.

Ieri il capo della polizia Razarudin Husain ha annunciato ulteriori perquisizioni e arresti. Le indagini e i controlli sanitari finora hanno dimostrato che almeno 13 minori sono stati abusati sessualmente, ha affermato Razarudin in una conferenza stampa. L’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia ha sottolineato l'”orrore inimmaginabile” affrontato dalle vittime. I bambini “avranno bisogno di supporto medico e psicosociale professionale a lungo termine”, ha affermato Robert Gass, rappresentante dell’Unicef in Malesia.

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