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Lula dimesso dall’ospedale, “recupero più rapido del previsto”

Keystone-SDA

Il presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva è stato dimesso dall'ospedale Sirio-Libanese di San Paolo, dove si trovava dallo scorso lunedì a seguito di un ricovero d'urgenza per ridurre un ematoma cerebrale.

(Keystone-ATS) Lo riferiscono i medici personali di Lula, Ana Helena Germoglio e Roberto Kalil Filho in una conferenza stampa.

“Considerato il quadro clinico e il recupero del paziente, molto migliore delle previsioni, per la felicità mia e di tutta l’equipe medica, il presidente è stato dimesso”, ha detto Germoglio.

Dal canto suo, Kalil ha informato che il presidente continuerà a essere monitorato nei prossimi giorni e resterà a San Paolo almeno fino a giovedì quando sono previsti nuovi esami per valutare la sua condizione di salute. Una volta a Brasilia, Lula dovrà comunque rimanere in convalescenza. Non potrà effettuare attività fisiche per almeno 15 giorni e non potrà affrontare viaggi internazionali. Gli saranno permesse tuttavia passeggiate e voli brevi.

Il capo dello stato lascia l’ospedale dopo esser stato sottoposto a due interventi chirurgici al cervello tra lunedì e giovedì per arrestare un’emorragia cerebrale causata da una caduta in casa lo scorso 19 ottobre.

Nel frattempo, Lula ha chiesto punizioni esemplari per l’ex ministro del governo di Jair Bolsonaro, Walter Braga Netto, e per i presunti responsabili del colpo di stato ordito per impedirgli di insediarsi dopo la vittoria alle elezioni del 2022 “qualora fossero giudicati colpevoli”. In una dichiarazione rilasciata all’uscita dall’ospedale – dove è stato ricoverato per una emorragia cerebrale – il capo dello stato ha sottolineato la garanzia della presunzione di innocenza per l’ex ministro Walter Braga Netto, indagato per i fatti e arrestato ieri per un tentativo di inquinamento delle prove.

“Da democratico dico che (Braga Netto) ha tutto il diritto alla presunzione di innocenza. Quello che non ho avuto io, ma voglio che tutti abbiano”, ha proseguito Lula. “I diritti e la legge devono essere rispettati, ma se è vero quello di cui vengono accusati, dovranno essere severamente puniti. In questo Paese ci sono persone che hanno fatto il 10% di quello che hanno fatto loro e sono morte in prigione”, ha aggiunto.

“Non è possibile ammettere che in un Paese generoso come il Brasile ci siano militari con alti gradi che complottano per uccidere un presidente della Repubblica, il suo vice e un giudice della Corte Suprema”, ha concluso.

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