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Locarno77: per la responsabile di Open Doors “la cultura è la pace”

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) Da 21 anni l’iniziativa Open Doors del Locarno Film Festival, promuove il cinema, poco noto, di Paesi esteri. In conclusione del triennio sull’America Latina e i Caraibi discutiamo con la responsabile Zsuzsi Bánkuti del futuro in vista dei tagli annunciati dalla DSC.

La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) ha annunciato di recente, che a partire dal 2025 ridurrà del 45% il sostegno ai partenariati strategici con gli attori culturali in Svizzera, passando da 3,7 a 2 milioni di franchi all’anno.

La notizia è stata una doccia fredda per gli organizzatori di Open Doors, la DSC è infatti il suo partner principale e questa decisione ha un forte impatto anche sull’iniziativa locarnese.

25% di finanziamenti in meno

“Open Doors è colpito da questa riduzione di finanziamenti in tutti i suoi aspetti, riceveremo il 25% in meno, che è parecchio. Dovremo tagliare ovunque, dobbiamo vedere come sarà, anche se riduciamo il numero di partecipanti la mole di lavoro rimane la stessa”, spiega la responsabile di Open Doors Zsuzsi Bánkuti. “È stata una grande sorpresa, ci aspettavamo un taglio ma non di questa ampiezza”, dice.

“Ci troviamo di fronte a molte difficoltà”, aggiunge, amareggiata. Una parte importante del lavoro svolto dall’iniziativa viene fatto durante l’anno, per costruire ciò che verrà poi mostrato a Locarno. “Seguiamo e scopriamo la gente nel corso dell’anno. L’essenza di Open Doors è basata sulle personalità che scegliamo”, dice, “penso che in futuro ciò sarà complicato”. Gli organizzatori stanno cercando nuovi sponsor per colmare questo vuoto.

Oltre ai tagli diretti, Open Doors, lavora strettamente con altri programmi in Svizzera che si occupano dello stesso tipo di cinema e che sono anch’essi colpiti dalla riduzione dei finanziamenti come è il caso per Fonds Visions Sud Est o i “Kurzfilmtage” di Winterthur (ZH), che sponsorizzano anche premi per Open Doors. “È un intero settore ad essere interessato”, spiega.

“Per me la cultura è la via verso la pace”, dice Bánkuti, “se la gente non ha accesso alla cultura questo crea molta frustrazione e conflitti”.

Pericolo per diversità culturale

In una nota congiunta di giovedì scorso, il festival assieme ad altri attori culturali, ha denunciato l’impatto di questi tagli sugli artisti provenienti da Africa, America Latina, Asia e Europa dell’Est. Al coro si è poi unito, lunedì, anche il regista messicano Alfonso Cuarón esortando pubblicamente il Consiglio federale al Locarno Film Festival a riconsiderare i tagli in questione.

In un servizio del “Tagesschau” della SRF, il regista messicano ha dichiarato che i fondi per la produzione cinematografica come Visions Sud Est sono fondamentali per la carriera di molti giovani registi.

Triennio sull’America Latina

Per il triennio sull’America Latina e i Caraibi che si conclude con questa edizione “l’idea di base era di trovare le possibili collaborazioni con i Paesi e costruire un’industria sostenibile che può collaborare con altri parti nel mondo”, spiega Bánkuti. “Penso che abbiamo raggiunto questo scopo. Abbiamo anche lanciato un nuovo programma per registi senza un progetto”, aggiunge.

“Abbiamo molte storie di successo fra i partecipanti: sono riusciti ad avere finanziamenti e partner. Hanno avuto il giusto riconoscimento, che non sarebbe forse stato possibile se non fossero stati selezionati qui a Locarno”, aggiunge.

Molti i temi ricorrenti nei film dedicati all’America Latina, dall’aborto alla religione. “La situazione politica in questi Paesi è spesso molto simile. Anche se alcuni dei film condividono il tema, il formato e il modo di filmare è molto diverso. I registi di queste zone hanno una visione artistica libera di come parlare di qualcosa” che è tabù, spiega Bánkuti.

“Cerchiamo nuovi talenti, nuove storie, nuovi generi e nuovi voci nel cinema. Cerchiamo di rompere un po’ le regole tradizionali dell’industria europea”, dice. “Credo che ciò fosse molto visibile nella selezione. Penso che abbiamo raggiunto quello che volevamo con questa chiusura del triennio”.

Premi Open Doors

Come annunciato dapprima lunedì sera in Piazza Grande poi in una martedì, per i prossimi 4 anni Open Doors si dedicherà al cinema del continente africano.

“La definizione dei Paesi e del focus verrà annunciata in autunno”, precisa Bánkuti. “Abbiamo iniziato a pianificare le nuove regioni all’inizio dello scorso anno”, spiega, “stiamo attivamente lavorandoci sopra da metà 2023”.

Abbiamo incontrato Bánkuti al termine della premiazione di Open Doors: “è sempre molto emozionante, sono commossa. Molte persone che necessitano questo premio lo hanno ricevuto”.

Il premio più ambito della piattaforma di coproduzione Projects Hub, l’Open Doors Grant da 50’000 franchi, è stato suddiviso tra quattro progetti: “Salvacion” di Ernesto Bautista e “El unico tiempo” di Paz Encina si sono aggiudicati 20’000 franchi ciascuno; “La levedad de ella” di Rosa Maria Rodriguez e “Huaco retrato” di Fernando Luis Mondoza Salazar ricevono 5’000 franchi.

Dal 2003 Open Doors apre uno sguardo e sostiene la produzione della settima arte di regioni nelle quali il cinema indipendente è una forma di espressione a rischio.

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