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Levrat: era contro tagli Posta, oggi a favore, “non sono cambiato”

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) Le esigenze dei clienti della Posta sono oggi diverse, giusto quindi tagliare filiali.

Lo sostiene il presidente del consiglio di amministrazione (Cda) Christian Levrat, che quale sindacalista e numero uno del PS svizzero si era invece in passato battuto con veemenza contro la riduzione della rete postale e che oggi – confrontato con le critiche – non vuole sentir parlare di tradimento delle sue convinzioni.

Il 53enne sostiene che la sua posizione fondamentale rimane la stessa. “Sono a favore di un servizio postale forte e di un servizio pubblico forte”, afferma in dichiarazioni riportate oggi dal SonntagsBlick. “Vent’anni fa lo ero come sindacalista, dieci anni or sono come presidente del partito socialista e oggi come presidente del Cda della Posta”.

L’ex consigliere agli stati friburghese asserisce di aver prestato particolare attenzione al tema durante la riorganizzazione, proprio per il suo impegno di lunga data nei confronti dei dipendenti e della popolazione delle regioni periferiche. A suo avviso l’azienda, con la propria offerta, rimarrà vicina alla gente. “Nel complesso, i servizi per i clienti miglioreranno ulteriormente”, si dice convinto.

È inutile chiudere gli occhi di fronte al “cambiamento strutturale irreversibile”, prosegue l’ex vicepresidente dell’Unione sindacale svizzera (USS). Nel 2004 l’affluenza agli uffici postali è stata di 154 milioni, nel 2023 di nemmeno 90 milioni. La deduzione da fare, a suo dire, è chiara: “I clienti di oggi hanno esigenze diverse da quelle di 20 anni or sono”.

La Posta deve adattarsi per rimanere rilevante nella vita quotidiana delle persone a lungo termine, per offrire posti di lavoro interessanti e un servizio pubblico di prima classe, osserva Levrat. “Questo è pienamente in linea con il mio precedente impegno e con le mie convinzioni”.

Se all’epoca il giurista con laurea in giurisprudenza conseguita a Friburgo accusava la Posta di prendere la popolazione per i fondelli, quando la dirigenza dell’impresa sosteneva che non erano previsti licenziamenti malgrado il taglio di posti di lavoro, oggi invece i toni sono diversi: saranno sì soppressi quasi 700 impieghi, ma il fabbisogno di personale rimarrà, a causa di pensionamenti e partenze, spiega.

L’argomentazione dell’ex politico socialista non convince però i rappresentanti dei lavoratori. “La promessa della direzione della Posta che non ci saranno licenziamenti è ipocrita”, afferma David Roth, consigliere nazionale (PS/LU) e sindacalista di Syndicom, a sua volta citato dal domenicale. A suo avviso la situazione è la stessa di due decenni or sono. “Molti degli interessati dovranno licenziarsi di propria iniziativa perché il nuovo posto sarà troppo lontano”.

I sindacalisti sono delusi dal loro ex compagno d’armi. “Speravamo che con Christian Levrat al timone la Posta si sarebbe impegnata maggiormente per mantenere i posti di lavoro e un servizio pubblico forte”, aggiunge il 39enne. A suo avviso la risposta al calo dei pagamenti allo sportello non può essere quella di eliminare una presenza decentrata. Al contrario, Roth chiede invece che vengano offerti nuovi servizi negli uffici postali, come già avviene in molte località. “L’apertura degli uffici postali per servizi privati e pubblici è finalmente iniziata, è un successo e ha ancora un grande potenziale”, sostiene. Ma il management della Posta ostacola questo processo con la sua “mentalità della chiusura”, afferma.

Christian Levrat è presidente del Cda della Posta dal primo dicembre 2021. Ha alle spalle una carriera politica, ma nessun incarico di dirigente aziendale. La sua nomina è avvenuta da parte del Consiglio federale su proposta della collega di partito e responsabile del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) Simonetta Sommaruga. Levrat era succeduto a Urs Schwaller: un altro friburghese, ma PPD, che da parte sua era stato a sua volta proposto dall’allora numero uno del DATEC Doris Leuthard, pure lei esponente dell’allora Partito popolare democratico (PPD), oggi Centro.

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