La Norvegia resta laburista, destra avanza ma non sfonda

La Norvegia verso la conferma di un governo a guida laburista: gli elettori, stando alle proiezioni della tv pubblica Nrk, hanno premiato la continuità del centrosinistra, avanti nei confronti del centrodestra con 89 seggi a 80.
(Keystone-ATS) Boom della destra radicale di Sylvi Listhaug, già battezzata da Le Figaro la ‘Meloni del nord’, che raddoppia i voti, ma a spese del suo alleato, il partito Conservatore, ai minimi storici. Il centrodestra norvegese avanza, si radicalizza, ma non sfonda.
Il premier uscente, il laburista Jonas Gahr Støre, sembra avere la strada spianata per la riconferma, mentre la segretaria del Partito del Progresso (FrP) si afferma come leader incontrastata dell’opposizione.
Sull’esito del voto, incerto sino all’ultimo, potrebbe aver avuto un ruolo importante l’appoggio in extremis dell’ex segretario della Nato, il popolare Jens Stoltenberg, da pochi mesi ministro delle Finanze. Il suo grande ritorno alla politica attiva nazionale – definito dalla stampa locale “Stoltenback” – ha galvanizzato il partito, proprio nel mezzo di una campagna elettorale dominata dai temi dell’economia, dalla lotta all’inflazione e del caro energia.
Ma i laburisti potrebbero aver vinto anche grazie alla voglia di stabilità dei 4 milioni di elettori scandinavi, preoccupati dalla minaccia della vicina Russia e dagli effetti dei dazi trumpiani.
Malgrado l’avanzata del centrodestra, Støre dovrebbe essere comunque in grado di ottenere un secondo mandato, anche se non sarà facile creare una nuova maggioranza. Sarà costretto a trovare un accordo con gli altri 4 partiti del fronte progressista. Un negoziato che si annuncia molto complicato viste le profonde distanze programmatiche, tra cui le trivellazioni petrolifere, che il Partito Laburista vorrebbe rinnovare mentre i Verdi insistono per eliminarle gradualmente.
Inoltre l”estrema sinistra di “Potere Rosso” vuole che il fondo sovrano del Paese, il più grande al mondo, disinvesta da Israele, proposta a cui i laburisti si oppongono fermamente.
Cresce ma non vince il fronte conservatore, un anomalia nella penisola scandinava, visto che Finlandia e Svezia hanno governi di centrodestra. Qui comunque si registra un terremoto politico con un forte spostamento a destra: c’è stata infatti la grande affermazione di Sylvi Listhaug, da tempo paragonata alla premier italiana non solo per un passato di ministra, dell’Agricoltura già nel 2013, per la linea dura contro i migranti irregolari ma anche per un semplice dato anagrafico, ambedue sono nate nel 1977.
In una sfida tutta al femminile Listhaug ha sconfitto duramente la leader storica del Partito Conservatore, alla sua guida dal lontano 2004, Erna Solberg, classe 1961, già premier dal 2013 al 2021, soprannominata, un tempo, “Erna di ferro”.