La Moldavia sceglie l’Europa, il partito di Sandu avanti

Nelle elezioni di ieri, la Moldavia ha imboccato la via europea, prendendo le distanze - per la seconda volta in un anno - dall'orbita di Mosca.
(Keystone-ATS) Dopo una lunga rincorsa di percentuali altalenanti, il Partito d’azione e solidarietà (Pas) della presidente Maia Sandu ha preso il sopravvento. In base ai risultati ufficiali pubblicati oggi, il Pas ha ottenuto il 50,03% dei voti, rispetto al 24,26% del Blocco Patriottico filo-russo guidato dall’ex capo di Stato Igor Dodon.
A rafforzare ulteriormente la vittoria dal Pas potrebbero essere i voti della diaspora ancora da conteggiare: quasi un quinto dell’elettorato, che già nel 2024 consegnò agli europeisti la vittoria al referendum sull’adesione all’Unione grazie ad appena 13mila voti di scarto.
L’attesa febbrile che ha accompagnato la giornata si è sciolta infine nel sollievo di Bruxelles, consapevole che in gioco non c’era solo il futuro del piccolo Paese incastonato tra Ucraina e Romania, ma anche un tassello cruciale della sicurezza del suo fianco orientale.
Tra falsi allarmi bomba in patria e nei seggi all’estero, cyberattacchi attribuiti a Mosca, movimenti sospetti di elettori e un intervento pro-Cremlino del Ceo di Telegram Pavel Durov rilanciato persino da Elon Musk, la giornata si è consumata in un’atmosfera elettrica, culminata in un’affluenza finale al 51,9%, la più alta mai registrata per il rinnovo dei 101 seggi parlamentari.
Dal liceo Petru Rares di Chisinau, Sandu ha lanciato un ultimo appello alla responsabilità civica: “Ho votato per preservare la pace e il futuro europeo della Moldavia. Oggi era il momento di dimostrare l’amore per il nostro Paese. Domani potrebbe essere troppo tardi”, ha esortato l’ex funzionaria della Banca Mondiale eletta nel 2020 sull’onda del sentimento anticorruzione e riconfermata lo scorso anno, ricordando ai cittadini di poter decidere “il destino di una nazione piccola ma con persone degne, che non vendono la patria né per 400 lei né per 400 euro”, e denunciando ancora una volta le ingerenze del Cremlino.
Sospette interferenze finite nel radar della polizia soprattutto nei 12 seggi speciali riservati agli elettori della Transnistria – la regione separatista filo-russa a est del Dniester, dove Mosca schiera ancora 1.500 soldati dopo la breve guerra degli anni ’90 -, aperti nella capitale, nelle città di confine come Rezina e Varnița e in diversi villaggi della cosiddetta ‘zona di sicurezza’. Proprio sul confine, gli osservatori indipendenti di Promo-Lex hanno segnalato l’arrivo in massa di almeno settanta persone a bordo di diciotto auto con targhe transnistriane. Poco più tardi, un gruppo di dieci individui scesi da due veicoli discuteva su chi votare seguendo le indicazioni di un canale Telegram sui loro smartphone.
Episodi analoghi sono stati registrati anche nella Gaugazia autonoma. E in territorio russo dove, accanto alle lunghe file ai seggi, la polizia moldava ha denunciato convogli di autobus organizzati da Mosca per trasferire elettori con passaporto moldavo in Bielorussia. Una pratica vietata dalla legge, ma che – secondo gli analisti – il Cremlino sfrutterebbe trasformando Minsk in una zona franca per imporre una stretta sorveglianza. Non una novità: già nel 2024 alcune inchieste giornalistiche avevano svelato come la Russia orchestrasse veri e propri viaggi con voli charter e pullman verso Azerbaigian, Bielorussia e Turchia, nel tentativo di rafforzare l’allora candidato filo-russo Alexandr Stoianoglo, poi sconfitto da Sandu.
Una caccia alle streghe, nella narrazione opposta del leader filo-russo Dodon allineata a quella del Cremlino che ha liquidato le ombre di manipolazione come “isteria”. “Oggi il potere politico trema davanti al popolo”, ha tuonato l’ex presidente moldavo, accusando Sandu di voler “annullare i voti”. E spingendosi già a convocare – a urne ancora aperte – per domani a mezzogiorno una “protesta pacifica davanti al Parlamento”.