La borsa svizzera non affonda e il franco tiene

La borsa svizzera sta tenendo bene di fronte alla notizia dei dazi al 39% decisi dal presidente americano Donald Trump: alle 10.50 l'indice di riferimento SMI perdeva solo lo 0,5%.
(Keystone-ATS) Vero è che le altre piazze continentali oggi sono in rialzo (ad esempio Francoforte sale dell’1,1%), ma va pure ricordato che il mercato di Zurigo deve anche scontare la giornata nera subita venerdì dalle borse mondiali, sulla scia di dati negativi del mercato del lavoro americano: come si ricorderà infatti venerdì Zurigo era chiusa per la Festa nazionale.
Concretamente dopo uno sbandamento iniziale i corsi dei singoli titoli elvetici si sono nel frattempo stabilizzati: il valore più in difficoltà è Sika (-1,4%) e sotto pressione sono anche UBS (-0,9%) e ABB (-1,2%). Richemont (-0,7%) si è ampiamente ripresa.
Sorvegliate speciali rimangono Novartis (-0,5%) e Roche (-1,3%): per il momento i prodotti farmaceutici sono esentati dalle barriere doganali, ma Trump ha inviato una lettera ai principali attori del settore esigendo netti ribassi dei prezzi dei medicamenti venduti negli Usa. Nestlé (+0,2%) sale e Swisscom (+2,9%) – valore spiccatamente difensivo – si trova sugli scudi.
La perfomance dell’SMI dall’inizio di gennaio è attualmente del +1%. Rispetto al massimo del 2025, raggiunto il 3 marzo, è invece del -11%.
Sul fronte valutario, nel corso del fine settimana il dollaro statunitense si è indebolito rispetto al franco svizzero e all’euro. Il motivo è da ricercarsi nell’inaspettata debolezza del mercato del lavoro americano, certificata da un rapporto pubblicato venerdì, giorno in cui in Svizzera si è celebrata la festa nazionale.
Attualmente la moneta statunitense è scambiata a 0,8090 franchi, livello sensibilmente inferiore rispetto a quello di venerdì mattina, quando era a 0,8148. Il dollaro ha così ceduto i guadagni ottenuti in seguito all’annuncio dei dazi del 39% sulle esportazioni elvetiche verso gli Stati Uniti.